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Concordia, cede un cassone di galleggiamento. Ed è rebus sulla demolizione

di Anna Bigano07 Maggio 2014
07 Maggio 2014

costa-concordia-cassoneDoveva essere l’intervento destinato a permettere il recupero del relitto della Costa Concordia. Invece non c’è pace per la nave da crociera naufragata nel gennaio 2012 all’isola del Giglio: ieri pomeriggio, durante le operazioni di montaggio, ha ceduto uno dei tre cassoni di galleggiamento (ne sono previsti 19), necessari per riportare in asse la nave arenata su un fianco. Il cassone interessato è il più grosso, installato sul lato di dritta; all’origine dell’incidente, la tensione insufficiente di una delle catene che dovevano garantirne l’equilibrio, rimasta impigliata sotto la struttura. Nessun ferito, fortunatamente, fra i 350 tecnici impegnati nella rimozione del relitto, ma il ritardo nelle operazioni sarà inevitabile, anche se il consorzio Titan-Micoperi ha comunicato che la situazione è sotto controllo e che i lavori riprenderanno in breve tempo.
L’ok al montaggio di tutti i cassoni della fiancata di dritta era arrivato soltanto l’altroieri dall’Osservatorio di monitoraggio per la Concordia, assieme all’ordine di iniziare entro il 20 maggio la rimozione delle acque interne: un’operazione delicata, che potrebbe provocare gravi danni ambientali se i liquidi stessi dovessero essere versati in mare.
Ancora da decidere, invece, i passi successivi. Lo scafo è già gravemente compromesso e si teme che lo spostamento possa assestargli il colpo finale. Fra le ipotesi al vaglio c’è quella di trasportare la Concordia sulla meganave olandese Vanguard per farla smantellare in Turchia, con costi certamente minori, ma perdendo l’opportunità di dare lavoro a qualche porto italiano, per esempio a Genova o a Piombino (già messo in ginocchio dalla recente chiusura dell’altoforno Lucchini). Il sito toscano, che da un lato è il più vicino al Giglio, non è al momento attrezzato per accogliere una nave della stazza della Concordia. I lavori per fornirlo delle strutture necessarie sono in corso e il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi si è detto fiducioso che il porto sarà pronto per settembre. Più indicato sarebbe, secondo il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli, il porto di Civitavecchia, che però «presenta un costo assolutamente fuori mercato, il doppio delle altre soluzioni italiane».

Anna Bigano

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