Compravendita di parlamentari. L’accusa è pesantissima, e Silvio Berlusconi, dopo la condanna per evasione fiscale, è stato rinviato a giudizio dal giudice per le udienze preliminari di Napoli Amelia Primavera, assieme all’ex editore e direttore del quotidiano L’Avanti Walter Lavitola. E le ripercussioni sono politiche: difficoltà nel votare le riforme costituzionali promosse dal ministro del Pdl Gaetano Quagliarello, una delle cosiddette “colombe” del partito.
Le riforme costituzionali. Ieri infatti a Palazzo Madama, durante la votazione per la riforma costituzionale, il senatore Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1, ha denunciato un “compromesso al ribasso” del piano riformatore, perché non “sfiora nemmeno il capitolo giustizia”. La riforma è passata di poco, ma non senza che alcuni degli onorevoli del Pdl abbandonassero l’aula prima della votazione. Secondo Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia: “Qualcuno ha tentato di far cadere il governo”.
Le accuse a Lavitola e Berlusconi. La prima udienza del processo è fissata per l’11 febbraio prossimo. Il gup ha accolto quindi le tesi dei pubblici ministeri Herny John Woodcock e Vincenzo Piscitelli. Le indagini del nucleo tributario della Guardia di Finanza condotte dal colonnello Nicola Altieri proverebbero il versamento di denaro da parte di Silvio Berlusconi per mezzo di Walter Lavitola ad almeno uno dei senatori, Sergio De Gregorio, reo confesso. In una lettera del 2008, poco prima che cadesse il governo Prodi, Lavitola scrive a Berlusconi: “Subito dopo la formazione del governo lei, con Verdini e Ghedini presenti, mi disse che era in debito con me e che lei era uso essere almeno alla pari. Era in debito per aver io “comprato” De Gregorio”.
La compravendita dei parlamentari. La decisione del rinvio a giudizio non era comunque scontata. Non è facile dimostrare il collegamento tra versamento di denaro o voto espresso su provvedimento di legge o sulla fiducia al governo, dato che esiste il “libero convincimento dei parlamentari”. Ora si aspetta la sentenza dell’ennesimo processo a Silvio Berlusconi.
Domenico Mussolino