È stata sorpresa ad incidere le lettere “M.D.S.” dal personale della vigilanza interna su uno dei pilastri del Colosseo con un coltellino svizzero una turista austriaca di 40 anni, identificata dai carabinieri della Stazione Roma Piazza Dante e immediatamente denunciata. Accusata di danneggiamento aggravato su edifici di interesse storico ed artistico, i militari dell’Arma dei Carabinieri hanno anche sequestrato il coltellino utilizzato per incidere la struttura, esattamente il pilastro numero 58 del monumento.
Triste abitudine, quella di sfregiare l’anfiteatro più bello al mondo, che sta diventando una moda. Lo scorso luglio il calciatore bulgaro Blagoy Georgiev di 33 anni, che gioca nella serie A in Russia nel Rubin Kazan, era stato denunciato con le stesse accuse. E pochi giorni prima era toccato a un giovane libanese di 22 anni, sorpreso a incidere con un sasso le proprie iniziali sul travertino del monumento. A novembre del 2014 l’autore del danneggiamento era stato Akaev Kazbek, 42 anni, russo, sorpreso mentre incideva una K in uno dei pilastri. Avevano fatto peggio due turisti francesi che a dicembre del 2011 ne deturparono uno con una scritta lunga ben dieci centimetri.
Ma il Colosseo non è l’unico monumento preso di mira da questi smaniosi di tramandare il proprio nome alle generazioni successive: nel 2009 una turista olandese è stata colta in flagrante mentre con un coltellino incideva il proprio nome sul marmo della celebre Fontana di Trevi. A settembre del 2011 era stato un italiano a danneggiare una delle sculture della Fontana del Moro a piazza Navona. E a proposito di fontane i romani hanno ancora inciso, questa volta per fortuna solo nella memoria, il ricordo del deturpamento sfacciato da parte tifosi olandesi del Feyenoord alla Barcaccia. Spinti dalla necessità di farsi ricordare, la giusta pena sarebbe assegnarli ad una perenne damnatio memoriae.
Nicola Stacchietti