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Colosseo in pericolo. Radicali in campo per la difesa del monumento. Appello al Ministro Ornaghi.

di Leonardo Rossi20 Febbraio 2013
20 Febbraio 2013

 Colosseo in pericolo. Questa perlomeno è la paura dei Radicali italiani, che ieri mattina hanno voluto un incontro coi giornalisti per esprimere una “serissima preoccupazione” riguardo la situazione del monumento per eccellenza della Capitale. Insieme all’associazione Italia Nostra, la conferenza si è concentrata sui rischi eventuali che la costruzione della Metro C, in particolare la stazione Colosseo, farebbe correre al monumento. Per rendere ancora più credibile la minaccia, sono stati illustrati dei dati da Carlo Ripa di Meana, presidente di Italia Nostra, Emma Bonino, vicepresidente del Senato, Giuseppe Rossodivita, candidato presidente alla Regione Lazio, e Elisabetta Zamparutti, deputata radicale.

I motivi dei radicali. Il cantiere al centro della querelle, che dovrebbe durare, almeno secondo il dossier radicale, fino al 2020, rappresenterebbe un serio pericolo per «l’erosione e la stabilità delle pareti del monumento»; la situazione sarebbe resa ancora più difficile dalla mancata pedonalizzazione dell’area, mentre «non c’è nessunissimo dubbio che al momento non si è assolutamente in grado di garantire che le fondazioni del Colosseo non siano influenzate dai profondi rimaneggiamenti dei terreni che distano pochissime decine di metri dal monumento». Ripa di Meana ha voluto aggiungere che: «Lo scorso anno la corte dei conti ha certificato il sostanziale fallimento della metro C con i costi dell’opera schizzati  a oltre 10 miliardi di euro».

 Per merito non ideologia. I radicali dicono di muoversi per una questione di merito e non ideologica. Proprio per questo motivo lanciano un appello al ministro Ornaghialla Soprintendenza, alla direzione generale del ministero per i Beni culturali, e anche alla direzione regionale, e al sindaco Alemanno. «Altrimenti – ha detto il presidente di Italia Nostra – saranno le Procure a decidere, perché non si può mettere a rischio il Colosseo». D’accordo Emma Bonino, vicepresidente del Senato, anche lei presente nella sede radicale di Torre Argentina. «Pretendiamo delle risposte ai problemi sollevati dalla Corte dei Conti in due relazioni dettagliatissime e dalla Soprintendenza prima che inizino i lavori» ha detto la Bonino. «Si tratta di enti statali che hanno sollevato pesantissime questioni irrisolte in termini di trasparenza, tecnologia, tenuta delle fondamenta e di mobilità sostenibile – ha continuato il vicepresidente del Senato -. Chiediamo semplicemente che queste risposte vengano date prima dell’inizio dei lavori, perché questo metodo del fatto compiuto francamente di disastri ne ha fatti molti». Riguardo al ricorso alla giustizia, annunciato da Ripa di Meana, la Bonino ha precisato che saranno tutti presenti, perché non sono contrari a un tratto di metropolitana leggera, però chiedono che sia fatto nel rispetto dei beni culturali, dei cittadini, dell’accesso dei turisti e nella trasparenza dei costi.

 

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