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Colle/1: Quirinale, nel pomeriggio il giuramento di Napolitano. Domani le consultazioni per l’incarico di governo

di Alessandra D'Acunto22 Aprile 2013
22 Aprile 2013

Oggi avrà modo di dire “quali sono i termini con cui ho accolto l’appello ad assumere di nuovo la carica di presidente”. Alle 17.00, Giorgio Napolitano pronuncerà il discorso d’insediamento giurando di fronte al Parlamento, in seduta comune.  Da domani dovrebbero riprendere le consultazioni per l’incarico del nuovo, atteso, necessario governo mentre il Partito Democratico è sempre più a rischio scissione.


Un esecutivo che sarà politico, con al più qualche “innesto” tecnico, in grado di durare almeno due anni e di caratura internazionale, sulla cui formazione decideranno solamente i partiti. Una presa di distanza che il primo presidente italiano eletto per la seconda volta al Quirinale ha sentito come doverosa dopo le illazioni che hanno accompagnato la nomina: “manovre oscure”, “inciuci inconfessabili”, addirittura “un golpe”. Subito dopo la rielezione Napolitano ha infatti parlato di “fiducia espressa liberamente”, sul suo nome, dai votanti, “in assoluta limpidezza”.
Per scongiurare il pericolo di immediate elezioni politiche la scelta del premier dovrà assicurare quanto più possibile stabilità, quella formula che in questo momento sembra quanto mai lontana ma che consentirebbe finalmente al quasi 88enne Napolitano di prendere in considerazione le dimissioni prima del compimento settennato. Ma, per ottenere stabilità, il presidente non potrà prescindere dalla volontà delle forze politiche, che ha per questo invitato ad assumere la stessa responsabilità che ha portato lui stesso a ricandidarsi. Ci riusciranno?
Amato favorito- Il nome di Giuliano Amato, di esperienza socialista, sarebbe il più gradito al Colle, potrebbe accontentare anche il centrodestra ma significherebbe tagliare fuori dalla maggioranzala Lega, che ha già bocciato la sua candidatura, e rinunciare a qualsiasi collaborazione con i 5 Stelle. Il Pd, che esce completamente frantumato dall’elezione del presidente della Repubblica, si è espresso per un governo “a non elevato tasso politico” sapendo che l’unica alternativa politica equivarrebbe alla coalizione nazionale voluta dal Pdl, terrore dei cittadini che gli hanno dato fiducia.
Futuro incerto per il Pd– All’indomani delle dimissioni del gruppo dirigente, Matteo Renzi non intende fermarsi a guardare: “Cambiare il Partito Democratico per cambiare l’Italia” ha detto il sindaco di Firenze, che colpevolizza il Pd di aver peccato di leadership e di essersi fatto intimorire dai tweet di Grillo. Lancia un nuovo riformismo “che scaldi i cuori”, con formule comunicative forti che riecheggiano altre discese in campo. Nel frattempo i “bersaniani” del Pd vorrebbero che il segretario tornasse indietro sulle dimissioni e si trovano ora di fronte a un bivio: seguirlo o passare nell’area renziana. Intanto diverse agitazioni in tutta Italia stanno scuotendo le basi dei Democratici: da Torino, dove un’assemblea di autoconvocati si è nominata Terzo Stato del Pd, alla Sicilia dove i Giovani Democratici hanno detto no a un governo del presidente.
Domani la direzione nazionale  del partito dovrà scegliere chi si recherà da Napolitano per le consultazioni.

Alessandra D’Acunto

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