Leonardo Gentile è il responsabile dell’ufficio veterinario del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Il suo ruolo è quello di organizzare e coordinare le attività del servizio veterinario del Parco. Gentile ci spiega come la struttura gestisce le malattie contratte dagli animali ospiti della riserva naturale e come sarebbe eventualmente trattato un focolaio di malattia del deperimento cronico del cervo.
Quando ci sono casi di Cwd come si gestisce la profilassi dell’animale?
“In accordo con il ministero della Salute facciamo dei monitoraggi passivi, ovvero su tutti gli animali morti. Su queste carcasse vengono effettuati degli accertamenti di laboratorio mediante tecniche appropriate, soprattutto la Pcr, ossia la ricerca del genoma virale. In questo modo veniamo a sapere se ci sono eventualmente degli animali portatori e che non presentavano in vita sintomi”.
All’interno del Parco nazionale avete mai dovuto gestire una mandria infetta?
“Fortunatamente con gli animali selvatici del parco non è mai successo. È accaduto invece per gli animali da pascolo un po’ di anni fa. Ci furono molti casi di glossidiosi sui bovini e morirono molte vacche e molti vitelloni. C’è stato poi un caso di tubercolosi in un orso perché anni prima in quella zona c’erano stati dei focolai di tubercolosi bovina e ovviamente avevano trasmesso la malattia mediante il consumo di carcasse”.
In casi di patologie come il deperimento cronico del cervo ci sono delle alternative all’abbattimento degli animali?
“Questo dipende da ciò che decide l’autorità sanitaria del ministero della Salute e dal tipo di malattia, soprattutto dal suo livello di contagiosità. Per quanto possa essere triste, però, quando ci sono dei focolai il ministero può anche ordinare l’abbattimento”.
Nel 2016 in Norvegia si è registrato un caso di Cwd su una renna. Lei pensa che in questo momento ci possa essere un rischio concreto per l’Italia?
“Attualmente no, poi tutto dipende anche dalle importazioni di animali domestici e selvatici provenienti dagli Stati Uniti. Sappiamo che la patologia nei cervidi si trasmette attraverso i fluidi corporei ed è importante evitare il salto di specie tra animali”.
Se ipoteticamente in Italia si registrasse un caso di questo tipo come si procederebbe? Ci sono delle linee guida ?
“Anche in questo caso dipende tutto dalla contagiosità della malattia. Se parliamo di animali domestici, nel nostro Paese esiste il regolamento di polizia veterinaria, che prende in esame una sessantina di malattie e per ognuna di esse stabilisce delle misure di gestione dei focolai. Ma la fauna selvatica in Italia non è considerata allo stesso modo”.