ROMA – Nella giornata di ieri, giovedì 12 ottobre, è arrivata la definitiva bocciatura del salario minimo da parte del Cnel che ha approvato a maggioranza il documento sul lavoro povero, nel quale – al posto dei minimi retributivi – viene proposta una serie di misure a rafforzamento del sistema contrattuale.
I favorevoli, i contrari e gli astenuti
Il documento è stato approvato con 39 voti validi, 15 i contrari. Al testo del Cnel si è anche opposto un pezzo significativo dei sindacati di sinistra – fra cui Cgil, Uil e Usb –, mentre Legacoop si è astenuta. Diversa invece la posizione della Cisl che ha votato il testo, in quanto “la questione va risolta nella contrattazione”.
La sinistra tuona, mentre la destra festeggia
Furiosa la leader del Pd, Elly Schlein, che opponendosi alla scelta del Cnel di puntare sulla contrattazione e non sul salario minimo ha poi dichiarato: “Aspettiamo al varco governo e maggioranza. Non ci stancheremo di incalzarli se decideranno di fuggire, ancora una volta, rimandando il disegno di legge in commissione”. Le opposizioni, inoltre, sottolineano la necessità di introdurre un salario minimo con paga oraria non inferiore ai 9 euro l’ora, che aiuterebbe 3,5 milioni di lavoratori. Del parere opposto invece la premier, Giorgia Meloni, che ha evidenziato quanto il salario minimo sia “uno strumento inadatto a contrastare il lavoro povero”. Sulla questione è intervenuto anche il leader di Azione, Carlo Calenda, il quale vorrebbe che si evitasse “uno scontro parlamentare”.
Cosa dice il testo del Cnel?
Il testo approvato dal Cnel afferma che “la mera introduzione di un salario minimo legale non risolverebbe né la grande questione del lavoro povero, né la pratica del dumping contrattuale”. Secondo Brunetta, il Cnel con una scelta “non politica” ma tecnica suggerisce invece il rafforzamento della contrattazione, che già copre il 95% dei lavoratori. La discussione in Aula del ddl sul salario minimo è in programma per mercoledì 18 ottobre.