Esiste un esercito di invisibili nascosti sotto i cartoni che tappezzano i marciapiedi di Roma, addormentati sotto i porticati che attraversano la Capitale, rassicurati dal tepore delle stazioni. In 6.000 tra italiani, rumeni, polacchi, immigrati, stando alle cifre diffuse dalla Caritas, si muovono per le strade di Roma, e qualche volta entrano nelle cronache dei quotidiani in seguito a qualche aggressione provocata da qualche bottiglia di troppo. Come accaduto qualche giorno fa a Roma, dove un clochard con problemi psichici ha accoltellato quattro Carabinieri, o come successo ieri, quando un senza dimora ha distrutto, con una bottiglia, il parabrezza di un’ambulanza. Eppure, di fronte a questa situazione divenuta un’emergenza non soltanto per i cittadini ma per gli stessi senzatetto, il Campidoglio tace.
L’assessore alle politiche sociali, Rita Cutini, si astiene dal fornire un commento circa la situazione. Sono circa 3.200 le anime invisibili, stando alle stime del comune di Roma, censite la primavera scorsa dalla Fondazione Rodolfo De Benedetti in collaborazione con la Bocconi di Milano; stime che non corrispondono ai numeri forniti dalla Caritas. La maggior parte di loro vive nel centro storico, muovendosi tra via della Conciliazione a piazza San Pietro, in fila davanti a un pasto caldo offerto dalla Caritas.
“L’emergenza è sotto gli occhi di tutti – dice Sveva Belviso assessore al Sociale durante l’era di Alemanno – i tagli hanno smantellato anche molti dei servizi agli anziani messi in piedi dalla nostra amministrazione. E il patto di Stabilità blocca 90 milioni che sarebbero stati destinati alle situazioni di fragilità e di sostegno ai cittadini”.
Una realtà, quella del popolo dei senza dimora, che riecheggia troppo spesso soltanto in occasione dei fatti di cronaca, ma che quasi sempre sfugge al controllo e all’attenzione delle autorità competenti.
Samantha De Martin