La nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma ha preso oggi il volo.Una giornata intensa con gli appuntamenti attesi più dal pubblico: l’arrivo di Clive Owen e la presentazione di “Still Alice”.
L’attore britannico, conosciuto per le sue performance in “King Arthur”, “Closer”, “I figli degli uomini” e “Sin City”, è arrivato oggi all’Auditorium Parco della Musica per presentare “The Knick”, la nuova serie tv diretta da Steven Soderbergh di cui è protagonista. Già un successo oltreoceano, “The Knick” è un melodic drama molto particolare in quanto si svolge all’interno di un ospedale newyorkese di inizio ‘900 dove un giovane e brillante medico applica le nuove scoperte nel campo della chirurgia. Owen si è detto estasiato da questa serie, tanto da avere già confermato che parteciperà anche alla seconda stagione. Qualcuno si chiede come sia possibile che proprio lui, che ama interpretare ruoli sempre diversi, abbia deciso di imbarcarsi in un serial e la risposta viene semplice e sincera: la sceneggiatura di “The Knick” era talmente coinvolgente che l’attore non ha potuto dire di no. Lavorare con Soderbergh, spiega poi, è stato un enorme privilegio: hanno girato in sole tre settimane, ma il cineasta ha voluto che ogni cosa fosse perfetta. Ha curato personalmente ogni passo della produzione: dalla sceneggiatura ai costumi, dall’editing alla scenografia. Tutto è pensato perché il girato potesse essere il più realistico possibile. Ecco perché anche gli aspetti estremamente crudi della chirurgia dell’epoca non sono stati limati: Clive Owen è costantemente coperto di sangue, assume cocaina ed è scorbutico. Ma è questo, per sua stessa ammissione, a far innamorare il pubblico del personaggio: essendo già un dottore brillante, non poteva essere immerso in un ambiente perfetto; le sue debolezze, i suoi vizi lo rendono umano e facile da comprendere.
Gli spettatori del Festival di Roma avranno la possibilità di incontrare Clive Owen oggi pomeriggio, sabato, alle ore 18.00, in Sala Petrassi; e di vedere la serie completa in anteprima, a partire dalle 10.00, alla sala Teatro Studio G. Borgna. Gli altri dovranno aspettare l’11 novembre, quando inizierà la trasmissione di “The Knick” in prime time su Sky Atlantic.
A presentare “Still Alice”, invece, niente star hollywoodiane. Le protagoniste, Kirsten Stewart e Julianne Morre, sono rimaste a casa, lasciando il posto a Wash Westmoreland, uno dei due registi del film. Fine, educato ed emozionato il cineasta ha raccontato il processo di scrittura e direzione di “Still Alice”, un delicato dramma sull’Alzheimer tratto dall’omonimo libro di Lisa Genova. Il progetto è stato proposto a Westmoreland e al suo compagno, nonché co-sceneggiatore e co-regista, Richard Glatzer, in un periodo molto particolare della loro vita: a Glatzer era stata appena diagnosticata la SLA e la coppia stava vivendo lo stesso iter di dottori, le stesse paure e la stessa difficoltà di parlare che aveva Alice nel libro. Ovviamente le due malattie erano quasi opposte (la SLA colpisce il fisico, l’Alzheimer la cognizione), ma i sentimenti vissuti erano molto simili e decidere di girarne un film avrebbe voluto dire vivere due volte la malattia. Alla fine, però, entrambi capirono che “Still Alice” è una di quelle occasioni che un cineasta aspetta tutta la vita e a cui non si può rinunciare.
Alice è una donna molto forte che non è mai vittima della malattia e Julianne Moore la interpreta in maniera impeccabile. La scelta è caduta su di lei fin da subito: non appena terminata la sceneggiatura, Glatzer e Westmoreland si sono interrogati su quali dovevano essere le attrici su cui puntare, e l’unico nome venuto fuori è stato il suo. Hanno inviato il copione di “Still Alice” alla Moore per email e lei lo ha divorato in due ore, accettando poi la parte immediatamente. In conferenza stampa, il regista ha ricordato che l’attrice gli ha confessato che il ruolo sembrava scritto appositamente per lei. D’altronde dalla critica americana, già si parla di un possibile Oscar alla Moore e Westmoreland si dice estremamente felice per queste voci. “È ovvio che quando si gira un film non si pensa ai possibili premi che potrà vincere, ma il fatto che si parli così tanto di Julianne Moore vuol dire che ha fatto un ottimo lavoro e che ‘Still Alice’ è piaciuto, come speravamo”: ha dichiarato il regista.
Anche la scelta di ingaggiare Kristen Stewart nel ruolo della figlia Lydia è stata piuttosto rapida. Glatzer e Westmoreland l’avevano già apprezzata molto nei film americani indipendenti, come “On the road”, e, quando l’hanno incontrata, la chimica è scattata da subito. Il regista ha parlato della Stewart come di un’attrice estremamente talentuosa e stimolante, che non andrebbe considerata soltanto per i ruoli più commerciali, come quello in “Twilight”.
Prima di lasciare la conferenza stampa, Wash Westmoreland ha voluto scattare una foto ai giornalisti presenti per inviarla al compagno Robert Glatzer: “Gli sarebbe piaciuto tantissimo essere qui, lui ama Roma. Purtroppo la malattia non gliel’ha permesso”.
Corinna Spirito