Elezioni americane, meno sei. La corsa alla Casa Bianca diventa sempre più incandescente. I sondaggi rivelano che il distacco tra Hillary Clinton e Donald Trump si è ormai annullato. E mentre i due contendenti si scambiano accuse reciproche, la pubblicazione di una nuova inchiesta, da parte dell’Fbi, rischia di infliggere un nuovo, duro colpo alla campagna dell’ex Segretario di Stato.
La vicenda, da tempo archiviata e risalente al 2001, riguarda la controversa grazia concessa da Bill Clinton, durante l’ultimo giorno della sua presidenza, ad un finanziere amico, Marc Rich, scappato in Svizzera per sfuggire alle accuse di aver evaso 48 milioni di dollari e accusato anche di aver commercializzato petrolio con l’Iran durante l’embargo. Il provvedimento di Clinton viene giudicato sospetto poiché la moglie di Rich, morto nel 2013, aveva versato fondi al partito democratico e a quella che poi sarebbe divenuta la fondazione Clinton.
La decisione di rendere nota questa indagine, unita anche alle nuove rivelazioni sullo scandalo email (che secondo il New York Times avrebbero violato una prassi decisa in estate, quando dipartimento di giustizia ed Fbi avevano concordato di non rendere di pubblico dominio l’inchiesta sulla fondazione Clinton e quella che riguarda Paul Manafort, ex portavoce della campagna elettorale repubblicana) ha scatenato la reazione dello staff della Clinton, che ha accusato James Comey, direttore del Federal Bureau of Investigation, di “due pesi e due misure” per non aver indagato a fondo sui presunti legami tra Trump ed il presidente russo Vladimir Putin.
Il candidato repubblicano, che definisce l’emailgate <<il più grande scandalo politico dopo il Watergate>>, invitando gli elettori a recarsi personalmente alle urne per paura di possibili brogli legati al voto via posta, viene nuovamente attaccato dal New York Times per un’altra vicenda di elusione fiscale, precedente a quella già resa nota e risalente al 1995, che gli avrebbe permesso di non pagare milioni di tasse federali. Il tycoon incassa però, nel frattempo, l’endorsement da parte di Crusaders, la rivista ufficiale del Ku Klux Klan.