E’ iniziata ieri a Marrakech, in Marocco, la Cop22, conferenza annuale dell’Onu sul clima. Scienziati, ambientalisti, politici e organizzazioni non governative saranno impegnati, fino al 18 novembre, nel tentativo di dare attuazione allo storico accordo di Parigi, firmato, a fine 2015, da 192 paesi e sottoscritto finora da 100 di quelli che rappresentano il 70% delle emissioni inquinanti mondiali (il Senato italiano aveva dato il via libera lo scorso 27 ottobre), con l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale ai di sotto dei due gradi.
In questi primi giorni, gli sguardi di tutti sono puntati oltre oceano, verso gli Stati Uniti, dove tra poche ore si vota ed il candidato repubblicano Donald Trump ha già detto che in caso di successo si opporrà all’accordo.
Ma nella città nordafricana, dove saranno riuniti rappresentanti di 197 paesi, i negoziatori dovranno soprattutto accordarsi su una serie di processi che rendano possibile mettere in pratica l’intesa per poi trasformarla in una serie di provvedimenti legislativi concreti per ridurre le emissioni di gas serra, aumentare l’efficienza energetica e incrementare la transizione verso energie rinnovabili.
Tra le questioni principali da risolvere, il meccanismo per verificare il livello di gas serra prodotto da ciascun paese e il finanziamento di politiche climatiche nei paesi più svantaggiati. Sul tavolo anche il problema di come compensare i paesi poveri più sofferenti a causa del surriscaldamento climatico che provoca siccità, inondazioni e maltempo. A questo proposito, dovrà essere definito un percorso chiaro per lo stanziamento di 100 miliardi di dollari l’anno, a partire dal 2020.
Tutti questi temi verranno affrontati il 15 novembre, giorno clou della conferenza. L’obiettivo è di arrivare ad un accordo finale entro il 2018.