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HomeCronaca È corsa ai supermercati, “Spese fino a 400 euro e timori tra i dipendenti”

È corsa ai supermercati
"Spese fino a 400 euro
e timori tra i dipendenti"

La testimonianza del responsabile

di un grande supermercato in Emilia

di Giacomo Andreoli13 Marzo 2020
13 Marzo 2020

«Io sono stanchissimo, ma tranquillo. La mia tranquillità è la tranquillità del personale, quindi devo mantenerla». Intervistato da Lumsanews, spiega così il momento il responsabile di un grande supermercato di provincia in Emilia-Romagna, la seconda Regione italiana più colpita dal Covid-19 dopo la Lombardia. Lavora per una società internazionale con sedi in decine di paesi nel mondo e vuole rimanere anonimo per non incorrere in difficoltà con l’azienda in un momento già così delicato.

Com’è la situazione in negozio?

«Particolare. Viene tantissima gente, il doppio rispetto a prima. Siamo arrivati a circa 12mila clienti a settimana. Penso che la gente non sia nel panico perché almeno sa che ci siamo noi e c’è da mangiare e probabilmente è così in tutte le zone più piccole della Regione».

E le persone vengono da sole, come dovrebbero, o in gruppi?

«Faticano a capire che devono presentarsi uno per nucleo familiare. A volte dobbiamo discutere, far uscire delle persone e qualcuno diventa maleducato. Alcuni si ribellano, gli si fa presente di uscire, ma non lo fanno. Noi gli diciamo di non entrare in gruppo, che basta consegnare la lista a una persona. Invece, imperterriti, entrano madre, padre, figlia, zio, nonni, nipoti, in coppia o in tre persone. C’è chi fa finta di non conoscersi e si prende più carrelli. Ma la responsabilità di applicare le norme è tutta in capo all’esercente, quindi noi abbiamo il ruolo dell’ordine pubblico dentro il punto vendita».

Riuscite a mantenere le distanze di sicurezza?

«Le facciamo mantenere, sì. Certo ho visto file non piccole fuori, anche una cinquantina o sessantina di persone. Vengono anche da zone vicine. Dentro però possono esserci solo 50 clienti alla volta e lo stretto indispensabile del personale».

Con i rifornimenti come va? Avete avuto anche voi scaffali vuoti?

«I rifornimenti in questo momento sono rafforzati. Qualche magazzino però ha dovuto chiudere, tra cui uno di quelli che ci rifornisce che è vicino a Milano, nella vecchia zona rossa. I magazzini intorno coprono più negozi, con ordini molto più grandi, così qualche problema di logistica c’è. È capitato di vedere alcuni reparti semi-vuoti. A fine febbraio, subito dopo la creazione delle prime zone rosse, non c’era più nulla, dallo scatolame, alla frutta, alla carne. Quel giorno abbiamo fatto record di incassi, mai il supermercato aveva guadagnato tanto, qualcosa che supera il mio stipendio annuale. Ma anche ora di carne e di frutta ce n’è davvero poca da metà mattina in poi, anche se il giorno dopo tutto il centro viene rifornito. La vendita è così imprevedibile che il nostro reparto acquisti non sa quanti prodotti comprare al giorno e tutto quello che ordino non riesce ad arrivare come al solito, dato che le quantità sono aumentate tantissimo. La gente compra molto più del solito: molte spese si aggirano sui 200-250 euro, ma abbiamo raggiunto anche i 400 euro. Molti non comprano per necessità, ma fanno tutto quello che vogliono, dal comprare una piantina, fino ad acquisti forse esagerati».

Anche i turni di lavoro sono “rafforzati”?

«I turni per il personale sono normali, al massimo c’è un giorno di riposo in meno. Io tendevo a far lavorare cinque giorni con due di riposo, ora alcuni sono in negozio sei giorni alla settimana. Poi proviamo ad andare incontro alle esigenze dei dipendenti con figli. Io sto lavorando di più, anche 11 ore al giorno».

E avete tutti gel, guanti e mascherine?

«Abbiamo tutti il gel per le mani e i guanti. Per quanto riguarda le mascherine ne abbiamo comprate diverse scatole tempo fa, ma finiranno. Purtroppo non se ne trovano».

A proposito: se un dipendente dovesse essere contagiato dal Coronavirus, esiste un protocollo aziendale oltre a quello sanitario nazionale?

«Se avessimo un caso confermato seguiremmo le regole nazionali. Probabilmente saremmo tutti in quarantena e ci chiuderebbero, ci affidiamo al sistema sanitario, non spetta all’azienda avere ulteriori protocolli. Certo è che qui in zona ci sono solo 3 supermercati per molti cittadini. Se dovessimo chiudere sarebbe un disastro. Tutti i dipendenti si lamentano, tanti sono in paranoia. Alcuni dicono “noi non siamo immuni, non capiamo perché siamo aperti”, però è evidente che l’esigenza pubblica è forte. Quindi andiamo avanti, perché abbiamo una responsabilità».

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