“Sì alla cittadinanza a Ramy perché è come se fosse mio foglio”. Così il ministro dell’interno Matteo Salvini, dopo il pressing del Movimento 5 Stelle per concedere la cittadinanza a Ramy, il tredicenne egiziano che ha permesso di sventare la tragedia del bus dirottato a Milano. “Ha dimostrato di aver capito i valori di questo paese – prosegue – ma il ministro è tenuto a far rispettare le leggi. Per atti di bravura o coraggio le leggi si possono superare”.
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, intervenuto questa mattina al programma radiofonico di Radio Capital Circo Massimo, non aveva usato mezzi termini: “Credo che si debba riconoscere un merito e dare l’importante riconoscimento della cittadinanza a Ramy”.
Un cambio di rotta, dopo che ieri era arrivato lo stop dal titolare del Viminale. “Ad ora non ci sono gli elementi per la cittadinanza – aveva spiegato Salvini– sarebbe sgradevole entrare nel merito. Stiamo facendo tutti gli approfondimenti del caso, evidentemente non sul ragazzino di 13 anni ma su altri, perché io la cittadinanza la concedo a chi ha fedina penale pulita”. Il ministro faceva riferimento a precedenti penali di uno stretto familiare di Ramy, che impedirebbero la concessione della cittadinanza.
Il ministro Bonafede, nel frattempo, ha frenato sullo Ius Soli (la proposta di legge per dare la cittadinanza a chi è nato o ha studiato per 5 anni in Italia, prima dei 18 anni a soddisfatte determinate condizioni socio-economiche, tornata in discussione dopo la vicenda del bus). La possibile riforma, per il grillino, “non ha nulla a che fare con questa vicenda e non è nel contratto di governo”.