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Città del Benessere 2015: al Nord più ricchezza e lavoro, al Sud aria più pulita

di Flavia Testorio24 Aprile 2015
24 Aprile 2015

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(logo di UrBes 2015)

Le città del Meridione battono il Nord per la minore presenza di reati contro il patrimonio e traffico. Il Nord è invece più inquinato, ma più attento alla conservazione del patrimonio culturale e più organizzato a livello di servizi di trasporti. È quanto emerge dal rapporto sul Benessere equo e sostenibile nelle città (UrBes) 2015 redatto dall’Istat e presentato ieri insieme all’Anci.

L’analisi delle città italiane evidenzia, ancora una volta, il gap tra Centro-Nord e Mezzogiorno anche a livello urbano. Secondo i dodici indicatori di benessere, infatti, le città del Sud presentano le peggiori condizioni di vita, di occupazione, di formazione scolastica e innovazione. Il Nord, invece, ha il problema – soprattutto nelle città metropolitane – del tardivo invecchiamento della popolazione e della scarsa qualità dell’aria. Eppure, se volessimo guardare l’Italia solo dal punto di vista del bene artistico lo stato di conservazione degli edifici storici è generalmente migliore della media nazionale in tutte le province del Settentrione. Prima tra tutte Firenze, la città tenuta meglio. Le metropoli sono più connesse e produttive, biblioteche e musei più frequentati e la conciliazione tra lavoro e famiglia, soprattutto per le donne, più facile.

Salute e speranza di vita in aumento in Italia, già ai primi posti tra i paesi europei. In generale le donne (84,6 anni nel 2013) vivono più a lungo degli uomini (79,8 anni). Nel Mezzogiorno, però, la vita media è più breve (fatta eccezione per Bari e Cagliari): un uomo vive in media 79,2 anni; una donne 83,9. Al Nord invece la media aumenta di circa 1 anno. E a conquistare il primato per longevità sono Firenze, Bologna, Bari e Milano (gli uomini superano gli 80 anni, le donne gli 85). Il tasso di mortalità infantile invece è più contenuto – secondi i dati del 2011 – a Venezia, Milano e Torino, dove i decessi non superano i 25 decessi per 10.000 nati vivi. La situazione è critica a Genova, Messina, Reggio Calabria e Cagliari (45 decessi per 10.000 nati vivi). Mentre nelle città metropolitane tra i 20 e i 64 anni si muore più facilmente per tumori maligni (fatta eccezione di Bari, Firenze, Reggio Calabria e Catania).

Scuola e formazione. Più della metà della popolazione (il 57%) ha completato almeno la scuola secondaria di secondo grado. Mentre il 23,2% degli italiani 30-34enni ha conseguito un titolo universitario. Ancora una volta però è il Mezzogiorno ad essere in netto svantaggio rispetto al Nord e al Centro. La quota di diplomati è, infatti, del 51,4% al Sud rispetto al 63,1% del Centro e al 60% del Nord. E, analogamente, la quota di trentenni laureati è, dunque, più bassa (20,5%) rispetto alla media nazionale. Ma il divario più grande si riscontra tra i giovani che non studiano e non lavorano (nel mezzogiorno sono il 31,4% della popolazione locale).

Occupazione stabile nelle metropoli del Centro Nord, tra il 2012 e il 2013. Le uniche eccezioni sono Venezia e Roma, in calo così come le città del Meridione. Così, al Nord la mancata partecipazione al lavoro si attesta tra il 12,5% di Venezia e il 16,6% di Torino; al Centro tra il 10,9% di Firenze e il 18,8% di Roma; e al Sud i valori partono dal 29,9% di Cagliari e raggiungono il picco con il 42% per Napoli, Reggio Calabria e Palermo. Secondo il rapporto Urbes, inoltre, la percentuale di occupati nei settori ad alta tecnologia della manifattura e dei servizi risulta stabile nel tempo, mentre calano le domande all’Ufficio Europeo dei Brevetti.

Cittadini attivi e quote rosa in Comune. Sono in tutto cinque le città metropolitane che hanno un numero di donne consiglieri comunali superiore alla media nazionale: Bologna, Firenze, Palermo, Messina e Cagliari. Aumentano, infatti, le quote rosa nelle istituzioni comunali (+5,1% dal 2004 al 2013). Ma, in generale, la partecipazione elettorale mostra una tendenza al ribasso. Solo a Reggio Calabria, Bologna e Cagliari il tasso di partecipazione alle elezioni è del 70%. Roma, invece, ha registrato un crollo del -20,9% dal 2008 al 2013.

Diminuiscono gli omicidi ma aumentano i furti (nel periodo 2009–2012). Una tendenza motivata soprattutto dalla perdita di ricchezza dovuta alla crisi economica. E tra le città meno sicure troviamo Reggio Calabria, Napoli, Bari e Catania con un tasso di omicidi (nel 2012) superiore alla media nazionale; ma anche Torino, Milano e Bologna, seguite da Firenze e Venezia per i furti in abitazioni.

Il Nord più inquinato, colpa anche della Pianura Padana. In queste città, infatti, l’eccesiva densità abitativa e industriale e la posizione geoclimatica non favoriscono affatto l’attenuamento delle emissioni inquinanti. Le città più inquinate sono: Torino, Milano e Venezia e Napoli. Città come Firenze, Roma e Bari sono invece i comuni capoluogo con il trend migliore tra il 2004 e il 2013. Svantaggiato ancora una volta il Mezzogiorno, soprattutto per la circolazione di autovetture con emissioni inferiori alla classe Euro 4. Tra tutte le città Catania raggiunge quota 457,7 vetture non Euro 4 ogni 1.000 abitanti, un valore decisamente superiore alla media nazionale (311,8). La qualità dell’aria nelle città italiane è comunque in miglioramento.

In tutta Italia calo dei servizi per l’infanzia. Nel 2012 il 13,5% dei bambini in età 0-2 anni non ha avuto accesso a questi servizi, rispetto al 14,0% di due anni prima. Questa battuta di arresto ha penalizzato ulteriormente il Mezzogiorno dove solo il 10% dei bambini è potuto andare all’asilo, mentre in quattro realtà urbane del Centro Nord (Bologna, Firenze, Milano e Roma) il valore si attesta oltre il 20% di bambini in età 0-2 anni.

Flavia Testorio

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