Ciro Esposito se n’è andato alle 6 di mercoledì quando fuori dall’Ospedale Gemelli, nel quale era ricoverato da quasi due mesi, aveva appena iniziato a piovere. Il tifoso del Napoli, ferito il 3 maggio scorso a Roma prima della finale di Coppa Italia, si è spento dopo una lunga agonia. Le sue condizioni si erano aggravate nella giornata di martedì, quando si erano rincorse le notizie della sua morte, prontamente smentite dai vertici dell’ospedale romano.
Scatta così una nuova imputazione per Daniele de Santis, l’ultrà della Roma accusato di aver sparato i colpi di pistola che hanno ucciso Esposito. Attualmente il tifoso giallorosso è ricoverato in stato di arresto in una struttura medica penitenziaria. I pubblici ministeri Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio hanno già avviato le procedure di notifica dell’accusa di omicidio volontario e hanno predisposto l’autopsia di Ciro Esposito.
La famiglia del giovane tifoso napoletano ha attaccato frontalmente le istituzioni: «Nessuno può restituirci Ciro ma in nome suo chiediamo giustizia e non vendetta. Vogliamo ringraziare tutti coloro che in questi 50 giorni hanno manifestato la loro solidarietà. Oggi non è gradita la presenza delle istituzioni che si sono nascoste in questi 50 giorni di dolore». E ancora: «Il nostro Ciro è un eroe civile. Quel maledetto 3 maggio è intervenuto in via Tor di Quinto a Roma per salvare i passeggeri del pullman delle famiglie dei tifosi del Napoli calcio. Ha sentito le urla di paura dei bambini che insieme alle loro famiglie volevano vedere una partita di calcio. È morto per salvare gli altri. Chiediamo alle istituzioni di fare la loro parte».
Intanto il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha espresso con un tweet il dolore di tutta Napoli per la scomparsa di Esposito: «Ciro è morto. A Napoli proclamiamo il lutto cittadino. Per Ciro, per i familiari, per il nostro popolo. Per dire no al binomio calcio-violenza».
La camera ardente per Esposito sarà allestita all’Auditorium di Scampia dal comune di Napoli. Ancora non è dato sapere il giorno dei funerali a causa dell’autopsia disposta dai magistrati.
Ora il rischio è che la morte di Esposito inneschi una spirale di violenza difficile da arrestare. Gli ultras del Napoli, nonostante l’appello della famiglia a evitare qualsiasi forma di ritorsione, già promettono vendetta tramite i social network ai “colleghi” romanisti. Nei gruppi dedicati al tifo partenopeo si leggono minacce di ogni sorta: « Non finisce così» e ancora: «E ora state attenti, vi consiglio di fare i bagni a Ostia e Fregene… #nonfiniscecosi». La sfida che attende le istituzioni è quella di prevenire scontri e agguati che potrebbero verificarsi quando Roma e Napoli si troveranno di fronte nel prossimo campionato.
Valerio Dardanelli