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Cipro, dal paradiso fiscale al collasso economico: deciso no alla Ue e al prelievo sui conti. Il caso preoccupa i russi e allarma l’Europa

di Alessandro Filippelli20 Marzo 2013
20 Marzo 2013

Il prelievo forzoso sui conti non ci sarà. Il Parlamento di Cipro ha respinto il piano di salvataggio concordato con Unione Europea, Bce e Fondo Monetario Internazionale: 36 voti contrari, 19 astenuti e nessun sì. Il no di Nicosia rimette così in discussione l’aiuto economico offerto dall’Europa per un totale di 10 miliardi di cui il Paese ha bisogno per ricapitalizzare le banche, che hanno un debito di 152 miliardi di euro ed evitare la bancarotta. Un ammontare considerevole dato che il Pil dell’isola è di 17 miliardi di euro.
Il provvedimento, poi respinto, che il presidente cipriota Nicos Anastasiades si era impegnato a far approvare dal Parlamento, prevedeva un prelievo obbligatorio una tantum dai conti correnti nelle banche di Cipro per “racimolare” un totale di 5,8 miliardi di euro. In sostanza, chi possedeva meno di 100mila euro in banca, avrebbe subito un prelievo da parte dello Stato pari al 6,75%, mentre per i conti correnti con più di 100mila euro il prelievo sarebbe dovuto essere pari al 10% della parte eccedente i 100mila. In cambio ogni correntista avrebbe ricevuto azioni dalla banca per un valore pari a quanto prelevato dalla Stato. Così ogni correntista avrebbe contribuito al salvataggio delle banche.
Il perché della crisi.
La crisi che ha messo in ginocchio Cipro è legata alla forte esposizione che le sue tre principali banche, la Cyprus Popular Bank, la Bank of Cyprus e la Hellanic Bank, hanno nei confronti della Grecia. Ma i sintomi dell’emergenza bancaria erano presenti già dal giugno scorso, quando i due più grandi istituti di credito del Paese avevano chiesto aiuti alla Stato per circa 2 miliardi di euro. In seguito alla ristrutturazione del debito ellenico, le banche e i creditori privati hanno perso circa l’80% del valore dei loro crediti, inevitabili i problemi alle banche cipriote, le quali hanno perso molti soldi per i prestiti concessi al governo greco, tramite l’acquisto di obbligazioni. Qualora la Grecia dovesse uscire dall’euro, il sistema bancario cipriota potrebbe collassare davvero.
Un paradiso fiscale.
Non tutti sanno che Cipro è un paradiso fiscale. In passato Cipro è stata al centro di uno scandalo finanziario internazionale legato alle guerre jugoslave. Per aggirare l’embargo internazionale Slobodan Milosevic riciclava soldi in diversi istituti ciprioti. Con il crollo della Jugoslavia e l’inizio della guerra, la banca serba Beobanka venne “trasferita”a Cipro diventando una banca off-shore nella quale finivano i soldi necessari a finanziare lo sforzo bellico. Soldi in parte proveniente dal narcotraffico.
C’è dell’altro. Dal 1974, anno dell’invasione turca l’intera isola è separata in due: a sud, i greco ciprioti della Repubblica di Cipro; a nord, i turchi, dell’autoproclamata Repubblica turca di Cipro Nord, Stato fantasma riconosciuto solo dal governo di Ankara. Una surreale divisione tra due blocchi, separati dal filo spinato e presidiati da una missione Onu. Nel 2007, l’arrivo dell’euro ha cambiato definitivamente l’economia dell’isola. Fino a quella data, Cipro era un paradiso fiscale a tutti gli effetti, la tassazione non superava il 4 per cento. Ma Cipro non è più il paradiso fiscale offshore che era prima di entrare nella Ue, perciò è una meta privilegiata di molti investitori stranieri. Tra i principali beneficiari della vantaggiosa politica cipriota è la Russia interessata a salvare l’isola. Da tempo Cipro è ormai di fatto una colonia economica russa che concede favori fiscali particolari, cose inconfessabili: il traffico di armi “embargate” con la vicina base siriana di Tartus e il giro di riciclaggio di denaro sporco che la mafia russa pompa in continuazione nelle banche cipriote. L’amicizia russo-cipriota è poi rafforzata dalla scoperta di immensi giacimenti di idrocarburi al largo dell’isola. Secondo indiscrezioni, il ministro delle Finanze cipriota Sarris oggi a Mosca – sembra accompagnato da una delegazione Ue di alto livello – avrebbe una proposta: in cambio di una tassa compresa tra il 20 e il 30% sui depositi russi nelle banche cipriote, cedere una quota della futura società energetica cipriota a Mosca e ulteriori benefici strategici nel settore del gas a Gazprom.
L’Europa adesso teme il contagio. Il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, riferendo al Parlamento Ue, ha espresso la sua preoccupazione per la situazione a Cipro. Sulla questione e’ intervenuto anche il ministro degli Esteri tedesco Westerwelle, sostenedo che «serve solidarietà ma anche la disponibilità e la disciplina degli altri».
Le immagini dei cittadini ciprioti in coda davanti ai bancomat, dopo la chiusura delle banche per evitare la corsa a ritirare i depositi minacciati da un prelievo forzoso, evocano lo spettro di una fuga dei capitali. La bocciatura in Parlamento sul salvataggio apre nuovi scenari alimentando sempre più una situazione di incertezza che mette in agitazione gli investitori.

Alessandro Filippelli

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