Cinque anni lontano dallo stadio, con obbligo di recarsi presso la Polizia per firmare all’inizio e alla fine di ogni manifestazione sportiva. È il provvedimento, destinato a fare scuola, che il giornalista sportivo foggiano, Peppino Baldassarre si è visto notificare ieri dal Questore del capoluogo dauno. Non si ricorda un caso simile nelle cronache sportive.
Il Daspo, utilizzato finora per punire i violenti allo stadio, è stato inflitto a Baldassarre per le affermazioni fatte in tribuna stampa durante il minuto di silenzio osservato nella partita Foggia-Martina (Lega Pro) allo stadio Pino Zaccheria, il 6 ottobre scorso, per commemorare i migranti morti al largo di Lampedusa: “Potevano starsene alle case loro”, e “se fossero rimasti a casa sarebbero ancora vivi”. A riportare l’accaduto è stato riportato da Sandro Simone, un cronista del quotidiano locale Foggia Città Aperta. Da lì in poi una lunga polemica sui giornali ha accompagnato le richieste di scuse a mezzo stampa fatte al giornalista da diversi colleghi, tanto da spingere l’ordine dei giornalisti pugliese – il cui vicepresidente è il foggiano Natale Labia – non solo ad aprire disciplinare a carico del giornalista ma a chiedere alla società del Foggia Calcio di vigilare in futuro per evitare che in tribuna e in sala stampa si possano verificare episodi simili in futuro.
Secondo la legge, il Daspo può essere emesso «nei confronti di chi abbia preso parte attiva ad episodi di violenza su persone o cose in occasione o a causa di manifestazioni sportive o che abbia, nelle medesime circostanze, incitato, inneggiato, o indotto alla violenza». Difficile capire in quale fattispecie rientrino le affermazioni di Baldassarre, ma il provvedimento appare un chiaro segnale di forza nella lotta che a livello nazionale la federazione ha ingaggiato contro gli episodi di razzismo negli stadi. Una battaglia che, visto le modifcihe al regolamento per la chiusura dei settori negli stadi approvate nei giorni scorsi dagli organi federali, riesce ad essere incisiva solo nelle categorie minori.