La crisi del cinema pare inarrestabile: nello scorso weekend, rispetto all’identico periodo del 2016, gli spettatori nelle sale sono scesi del 52,2%. Su base annua, il calo dei frequentatori dei vari multisala e arene si è attestato a quota 15%.
Nel periodo in cui Blade Runner 2049 continua ad essere il film più visto (guadagnando 3.819.037 euro in due settimane di programmazione), il calo degli spettatori (-34% rispetto al weekend precedente) può essere addebitato alla programmazione o alle pellicole che non attraggono a sufficienza gli spettatori. A sostenerlo Andrea Occhipinti, fondatore della casa di produzione e distribuzione Lucky Red e presidente dei distributori dell’Anica (l’Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche), indica la qualità dei film come il principale motivo della crisi.
La flessione della fruizione cinematografica è un trend internazionale: “L’offerta fa la differenza. Blade Runner 2049 non ha funzionato come ci si aspettava, in Italia come nel resto del mondo. La tendenza si arresterà con l’horror IT (tratto dal romanzo omonimo di Stephen King), che esce il 19 ottobre, e poi con Star Wars, Thor, Justice League, Borg McEnroe, Assassinio sull’Orient Express, The Place (il nuovo film di Paolo Genovese dopo “Perfetti sconosciuti”)”.
Occhipinti analizza l’offerta: “Sono titoli che non deluderanno ma aiuteranno come film traino ed è di questo che abbiamo bisogno. Il prodotto fa la differenza: nel 2016 lo ha dimostrato Checco Zalone. E poi – prosegue – anche il meteo in questo periodo sta influenzando gli incassi: con questo tempo splendente si preferisce stare all’aria aperta”. Per il presidente dei distributori non si può parlare di una vera e propria crisi per un settore che registra circa 100 milioni di presenze in sala ogni anno.
Regge il mercato dei cartoni animati, destinati ovviamente ad un pubblico differente. Al terzo e al quarto posto nella classifica dei film più visti del weekend ci sono infatti “Emoji – Accendi le emozioni”, seguita da “Lego Ninjago”, terza pellicola a base di mattoncini.
“Abbiamo perso i giovani, quelli tra i 14 e i 18 anni che ormai non vanno più in sala – dice all’Ansa l’ad di Rai Cinema Paolo Del Brocco – Sono quei ragazzi bombardati di audiovisivo, che non fanno differenze tra cinema e serie tv e documentari, che ne consumano tantissimo ma non nei luoghi deputati, bensì sulle nuove piattaforme. Riportare loro a trascorrere tempo nelle sale, possibilmente belle e confortevoli, far capire che è bello vedere i film su quegli schermi grandi, insieme a persone diverse, è la sfida dei prossimi anni”.
Ristrutturare il cinema inteso non solo come prodotto, ma anche come luogo, è la chiave per il fondatore della casa di produzione indipendente Lumière, Lionello Cerri: ottenere un centro di aggregazione multifunzionale per pubblici diversi, dagli anziani ai teenager perché, “quando è così, come al Palazzo del cinema, l’Anteo a Milano, dove abbiamo sale con ristoranti, con divani e con on-demand, è sempre piena, e questo significa che non è la sala il nostro problema. Piuttosto l’imputato principale è il prodotto, la crisi di un certo tipo di film, la commedia media stereotipata per intenderci”.
Tutti concordi quindi su un prodotto deludente e che deve migliorare. Soprattutto quello Made in Italy, che nell’ultimo anno ha dimezzato la sua quota negli incassi: lo scorso anno le pellicole nostrane incassavano il 30% del totale, mentre oggi si spartiscono solo il 15% dei proventi.