ROMA – Adesso è ufficiale: cambia la tax credit per il cinema. La percentuale di spesa su cui applicare l’agevolazione per sostenere le opere cinematografiche è al 40%, ma l’aliquota può scendere. E questo vale per la produzione di film e serie tv. Lo prevede la bozza della legge di bilancio al capitolo relativo al settore televisivo.
L’articolo prevede che la percentuale possa essere rimodulata “per esigenze di bilancio” o “in relazione alle dimensioni di impresa o gruppi di imprese” nonché “in relazione a determinati costi eleggibili o soglie di costo eleggibile, ferma rimanendo la misura massima del 40%”. Inoltre, è prevista anche una sanzione da 10 a 50mila euro per le dichiarazioni infedeli di soggetti che certificano i costi sui quali viene applicata la tax.
Il retroscena politico
La decisione arriva dopo le polemiche in corso da diversi giorni, che vede contrapposti il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e il mondo del cinema per il futuro del tax credit. In particolare, dopo la pubblicazione da parte del quotidiano “Domani” della lettera del responsabile della cultura indirizzata al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, dove si legge: “È mia intenzione contribuire agli sforzi necessari alla definizione della prossima Legge di Bilancio 2024, attraverso risparmi di spesa per complessivi 100 milioni di euro a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo”. Parole che in poco tempo hanno sollevato critiche da parte delle opposizioni, a partire dal Pd con Elly Schlein che ha parlato di “scelleratezze”, fino al M5S che ha definito la scelta di Sangiuliano “paradossale”.
La presa di posizione delle categorie
Ma i commenti più sentiti arrivano dalle associazioni del settore, 100autori, Anac, Wgi, Air3 a Doc/it, che non accettano la decisione, sottolineando la situazione di precarietà che li investe. “Il 90% del settore dell’audiovisivo è fatto di lavoratori autonomi che fanno lavori discontinui e incassano a singhiozzo”, affermano. Sangiuliano ha ribattuto lamentando di essere accusato da una “casta molto ricca”. Secondo il ministro sarebbero stati sprecati milioni di euro “per finanziare film che sono passati in sala per pochissimi giorni, con numeri di spettatori e incassi ridicoli”. Ed è bastato questo a richiedere il cambiamento.
Lo scontro di questi giorni ha come sfondo la Festa del Cinema di Roma, dove attori e registi stanno sfilando nella cornice della Capitale, celebrando l’industria cinematografica nazionale e confermandone ancora la forte presenza, che attualmente offre lavoro a migliaia di persone.