PECHINO – Da squadra di maggior successo in Cina a club messo al bando da tutti i campionati professionistici nazionali. Il Guangzhou FC, otto volte campione nazionale, ha subito l’esclusione dalle competizioni da parte della Federcalcio cinese (Cfa). Una sanzione dovuta al pesante debito accumulato dal club, allenato in passato da Marcello Lippi e Fabio Cannavaro. Due anni fa la squadra era stata retrocessa in seconda divisione: il suo proprietario di maggioranza, l’imprenditore immobiliare Evergrande Real Estate Group, aveva incontrato difficoltà finanziarie a causa del crollo del mercato immobiliare del Paese. L’ultimo titolo conquistato dal Guangzhou risale al 2019. Anche la vittoria di due Champions asiatiche è ormai un lontano ricordo.
Le origini della bolla del calcio cinese
Il fallimento del Guangzhou, in realtà, è l’epilogo di una situazione che mostrava già da qualche anno tutte le debolezze del calcio cinese. Del boom del 2015, anno in cui il presidente della Repubblica Popolare Xi Jinping aveva approvato una serie di riforme per trasformare la Cina in una potenza calcistica globale, è rimasto ben poco. L’ingente flusso di investimenti degli anni passati, paragonabile alle cifre astronomiche che circolano oggi in Arabia Saudita, è sparito. Il folle gioco al rialzo, con salari da favola e strutture all’avanguardia, si è inceppato a causa della crisi del mercato immobiliare cinese, la stessa che ha portato sull’orlo della bancarotta l’azionista di maggioranza del Guangzhou.
Gli anni d’oro di Tevez e Gilardino
Oggi la Cina, intesa come nazionale calcistica maschile, fatica persino ad avere la meglio contro Hong Kong e Tagikistan. Mentre la Chinese Super League, Serie A cinese, sembra un campionato anonimo, specie perché ormai privo di campioni di fama mondiale. Lontani gli anni dei Guarin, Hulk, Carlos Tevez, Gilardino, Diamanti e Pellé. Se l’Arabia Saudita entrerà nel tunnel imboccato dalla Cina su investimenti sbagliati e crisi economiche, avremo una nuova bolla calcistica.