La Cina passa al contrattacco. Mentre continuano a imperversare le manifestazioni di protesta a Hong Kong contro lo Stato centrale – 1.100 studenti universitari sono stati arrestati ieri – arriva la ferma presa di posizione del governo di Xi Jingping: “Ci opponiamo con decisione a passaggio del Democracy Act” affermano duramente da Pechino.
Sanzioni contro le autorità cinesi e di Hong Kong che violano i diritti e una revisione a cadenza annuale dello status speciale di cui gode l’ex colonia britannica. Questi i provvedimenti al centro dell’Atto per i diritti umani e la democrazia di Hong Kong, approvato all’unanimità dal Senato statunitense ieri insieme a un disegno di legge che vieta l’esportazione in quelle zone di spray al peperoncino, proiettili di gomma, gas lacrimogeni e altre munizioni. Adesso c’è attesa per la ratifica del presidente Donald Trump.
“Condanniamo con forza e ci opponiamo con decisione all’approvazione di queste leggi”, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang nel corso della conferenza stampa quotidiana. “Con l’approvazione dell’atto – per il ministro degli Esteri cinese Wang Yi – si manda il segnale sbagliato di connivenza coi criminali violenti”. Le accuse di Pechino sono pesanti: “La sua essenza – ha continuato Wang Yi – è di confondere e addirittura di distruggere Hong Kong e questa è un’interferenza manifesta negli affari interni della Cina”.
La tensione sociale nell’ex colonia britannica è ancora altissima. Poche ore fa poi l’Alta Corte di Hong Kong ha respinto il ricorso del militante pro-democrazia Joshua Wong: l’attivista aveva infatti presentato ricorso in appello dopo la sentenza di divieto di espatrio, decisa da un tribunale l’8 novembre. Complessivamente sono state arrestate dall’inizio della protesta quasi 5mila persone: un sostenitore è fin di vita dopo essere stato dato alle fiamme da alcuni manifestanti mentre, stando ai bilanci ufficiali, un giovane oppositore sarebbe stato ucciso. Sono migliaia invece i feriti.