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HomePolitica Chiesta l’apertura di una pratica a tutela di Lo Voi sul caso Almasri: “Irriso da Meloni”

Chiesta la pratica a tutela
del procuratore Lo Voi
“È stato irriso da Meloni”

All'Aja un fascicolo di indagine

sull'operato del governo

di Antonio Fera07 Febbraio 2025
07 Febbraio 2025

Il procuratore di Roma Francesco Lo Voi | Foto Ansa

ROMA – “Lo Voi irriso da Meloni”. “Affermazioni gravi e sorprendenti”. “Parole inaccettabili”. Il consigliere indipendente del Csm Andrea Mirenda chiede all’organo di autogoverno della Magistratura l’apertura di una pratica a tutela del procuratore capo di Roma. L’iniziativa, ennesima occasione di scontro tra potere esecutivo e giudiziario nel nostro Paese, è un tentativo di difesa dell’operato di Lo Voi. Mirenda ritiene inammissibili i toni della “critica” manifestata dalla presidente del Consiglio in un video diffuso sui suoi social il 28 gennaio scorso. Per il consigliere Csm è insopportabile che le parole della premier finiscano per esprimere una “radicale messa in discussione della funzione giudiziaria stessa”. Tutto questo, a detta di Mirenda, è tanto più grave in quanto “proviene dai vertici dello Stato”.

All’Aja un fascicolo di indagine sull’operato del governo italiano

La vicenda Almasri pare tutt’altro che chiusa. Dopo l’informativa dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, con tanto di bagarre in Parlamento, ieri lo scontro si è consumato tra il governo italiano e la Corte penale internazionale. Avvenire ha reso noto il contenuto di una comunicazione giunta via mail ai magistrati dell’Aja. Un avviso in cui a puntare il dito contro il governo italiano è un cittadino sudanese, vittima insieme alla moglie delle torture del comandante libico: “Meloni, Nordio e Piantedosi hanno abusato dei loro poteri esecutivi per disobbedire ai loro obblighi internazionali e nazionali”. La missiva è stata protocollata dalla Corte.

La smentita di Palazzo Chigi

“Non esiste ad oggi nessun procedimento aperto contro l’Italia dalla Corte penale internazionale”, spiegano fonti governative. “Il procuratore – spiegano le stesse fonti – non ha ufficialmente inviato la denuncia del cittadino sudanese né al cancelliere né ai giudici. Il rifugiato sudanese – viene spiegato ancora – ha inviato una mail all’indirizzo dedicato dell’ufficio del procuratore. Le comunicazioni sono moltissime, ognuna viene vagliata e solo se ritenuta fondata può originare un procedimento, che richiede mesi. Il tutto viene di solito tenuto riservato, salvo che lo stesso denunciante non lo riveli al pubblico”.

La versione della Cpi

La stessa Cpi, attraverso un suo portavoce, ha tentato comunque un chiarimento: “Secondo lo Statuto di Roma, ovvero il trattato istitutivo del tribunale internazionale, qualsiasi individuo o gruppo di qualsiasi parte del mondo può inviare informazioni al procuratore della Corte”. Si tratta, dunque, di “comunicazioni”, che “l’ufficio del procuratore non commenta”.

Tajani: “Bisognerebbe indagare la Corte”

Intanto il ministro della Giustizia Nordio potrebbe formalizzare nei prossimi giorni alla Corte una richiesta di spiegazioni sulle incongruenze nelle procedure attivate per il mandato di arresto del generale libico Almasri. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani si è schierato con Nordio e ha rilanciato: “Bisognerebbe indagare la Corte”. Nelle stesse ore, il presidente americano Donald Trump ha sanzionato la Cpi per le indagini su Usa-Israele.

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