Potremmo chiamarlo il pomeriggio dell’incertezza. Ancora una volta gli instant poll hanno fatto le loro vittime e stavolta, come nel 2006, a cadere nella trappola è stato di nuovo il centrosinistra. Poco dopo la chiusura delle urne ecco puntuali i primi dati che danno il centrosinistra in vantaggio al Senato col 37% e alla Camera col 34,5%. Grande entusiasmo in Piazza Fanti, alla Casa dell’Architettura, dove il Partito Democratico ha organizzato il suo quartier generale per seguire lo spoglio; il centrodestra è dietro intorno al 30%. Sembra fatta ma, come abbiamo detto, quella degli instant poll era una trappola. Con le prime proiezioni e i primi dati reali ecco che quella che sembrava una tranquilla vittoria assume tutt’altri connotati. Se le prime dichiarazioni di voto davano in vantaggio la coalizione guidata da Pierluigi Bersani, le prime proiezioni ribaltano tutto: poco dopo le 16 il centrodestra è in vantaggio col 31% contro il 29,5 del centrosinistra. Inoltre, nonostante il campione sia ridotto riporta un dato significativo: il Movimento 5 Stelle è il primo partito al Senato col 25,1% seguito dal Partito Democratico al 25% e dal Pdl al 22,7%. Un campione ridotto, però, può essere soggetto a improvvisi cambiamenti e infatti poco dopo ecco arrivare le seconde proiezioni che ricambiano le carte in tavola. Il Pd diventa il primo partito col 25% mentre il Movimento 5 Stelle scende al 24,9, seguito da Pdl (23%) e dalla Lista Civica Monti (9,2%). Ma il pomeriggio è lungo e le proiezioni ingannevoli.
Ecco i dati reali. Iniziano ad arrivare i risultati delle sezioni via via scrutinate. Per primi arrivano i dati delle regioni per quanto riguarda il Senato. E se il centrosinistra tiene nelle sue roccaforti – Emilia Romagna, Toscana, Liguria – non va così bene nelle regioni chiave: alle 18 in Lombardia, su 37mila sezioni scrutinate, il centrodestra sopravanza il centrosinistra di dieci punti (39,42% contro il 29%). La situazione è a vantaggio della coalizione guidata da Silvio Berlusconi anche in Sicilia, Campania (nonostante la non candidatura di Cosentino col Pdl) e Veneto mentre è in bilico il dato del Piemonte. Insomma, man mano che il tempo passa la rimonta del Pdl si va sempre più delineando, smentendo i dati degli instant poll. Alle 19 iniziano ad arrivare i dati della Camera e, ancora una volta, va in scena un copione già visto. Su 6mila sezioni la coalizione formata da Pd, Sel e Centro Democratico è al 34%, seguita dal Movimento 5Stelle al 25% e dal centrodestra al 24%. Manca però ancora molto tempo e così man mano inizia il recuper del Pdl che porta il centrodestra a un testa a testa col centrosinistra. Alle 22 e 30 il vantaggio è di un solo punto: 29,85% contro il 28,88.
Ma è Grillo il vero vincitore. In mezzo a tutta la confusione poche cose sono certe. Gli astenuti, nonostante una campagna elettorale che ha cercato di riportare la gente a votare, sono aumentati del 6% rispetto alle ultime elezioni. Grillo e il suo Movimento hanno messo a tacere tutti quelli che li definivano un fuoco di paglia e ora, chiunque vinca le elezioni (se di vittoria si può parlare) dovrà per forza fare i conti con loro. Il Premier uscente, Mario Monti, deve registrare la sconfitta della sua Lista Civica: per lui solo l’8% alla Camera e il 9% al Senato. Inoltre alla Camera il partito di Gianfranco Fini, Fli, alleato con Monti, non ha raggiunto la soglia del 2% e non otterrà alcun seggio; stessa sorte per l’Udc che però dovrebbe essere “ripescata” come miglior partito perdente. E per finire manca ancora il dato degli elettori all’estero che, chissà, potrebbe ancora cambiare lo scenario.
Domenico Cavazzino