Si chiama Chemofobia. Cioè una vera e propria “avversione irrazionale o pregiudizio nei confronti della chimica e di tutto ciò che può definirsi chimico”. Così, chi è affetto da questa fobia, ricerca alimenti privi da qualsiasi ingrediente non naturale. Una paura che gli esperti di marketing stanno studiando per migliorare, attraverso campagne pubblicitarie ad hoc, le vendite dei propri prodotti.
La chemofobia si associa ad alcuni concetti sbagliati, che non hanno alcun fondamento scientifico. Il chimico e filosofo della chimica, Pierre Lazslo, ha individuato il fondamento di questa attitudine in parte negli istinti irrazionali e in parte in alcuni eventi storicamente rilevanti, associati, ad esempio, ad alcuni disastri ambientali che hanno coinvolto le industrie chimiche.
Il problema di questo atteggiamento diffuso è che coinvolge la società nella sua interezza, portando a decisioni, anche politiche, che possono avere effetti a lungo andare molto negativi. Per questo motivo il ruolo dell’educazione e in generale dell’insegnamento della chimica nelle scuole è fondamentale per evitare la diffusione di concetti completamente sbagliati.
Per contrastare la chemofobia, moltissimi enti pubblici chiedono con sempre maggiore frequenza ai giovani chimici di prevedere, all’interno dei loro progetti di ricerca, un concreto piano di “disseminazione”. La pratica, cioè, di “seminare” fra il pubblico informazioni corrette, attraverso la creazione di pagine web e siti dedicati e l’ uso mirato dei social media, in grado di coinvolgere un pubblico più giovane e sensibile alle nuove tecnologie e alla comunicazione.
Una sfida che molti giovani ricercatori della Società Chimica Italiana affrontano impegnandosi sia a livello personale sia nell’ambito di associazioni, istituzione e società scientifiche a divulgare nelle scuole la corretta informazione. Le attività di disseminazione operano su due fronti: l’educazione e l’insegnamento della chimica (rivolte soprattutto ai giovani) e la divulgazione e la comunicazione della chimica (rivolte al grande pubblico). Un approccio che molti ricercatori auspicano diventi parte integrante della formazione universitaria.