Chiamò George W. Bush «il diavolo», facendosi il segno della croce sul podio dell’Assemblea generale dell’Onu, dove prima di lui era salito il presidente americano. E invitò a Caracas due dei più acerrimi nemici degli Stati Uniti, il rais libico Muammar Gheddafi e il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, un vero e proprio schiaffo all’amministrazione Usa. Oggi però Washington rende omaggio al suo grande «rivale» sudamericano, Hugo Chavez, parlando di «tragedia» per la sua famiglia e i suoi sostenitori, e ribadendo di essere «pronta al dialogo» con le autorità venezuelane. Ma respingendo con forza le accuse di complotto che arrivano da Caracas, bollate dal Dipartimento di Stato americano come «assurde».
«Gli Stati Uniti ribadiscono il loro sostegno al popolo venezuelano e il loro interesse per lo sviluppo di un rapporto costruttivo con il governo venezuelano» scrive Barack Obama, secondo cui oggi «si apre un nuovo capitolo della loro storia». In realtà la preoccupazione della Casa Bianca per il futuro del Venezuela è tanta. Il Paese sudamericano che per quattordici anni è stato guidato da un solo uomo – scrive il Wall Street Journal – entra ora in una fase di incertezza che rende difficile immaginare quali nuovi equilibri si potranno creare nella regione. I rapporti mai facili con Chavez – che inseguiva il sogno di Simon Bolivar di un’America Latina unita e indipendente dalle potenze straniere, vedi gli Usa – potrebbero lasciare il posto a un rilancio dei negoziati con Caracas e con la nuova probabile leadership di Nicolas Maduro.
Washington. Almeno questa è la speranza della Casa Bianca e della diplomazia Usa, che adesso guardano con apprensione alle prossime elezioni. Ma i segnali che in queste ore arrivano dalla capitale venezuelana non fanno presagire nulla di buono. Accusare gli Stati Uniti di aver «avvelenato Chavez come fu per Arafat», provocandogli il cancro, non aiutano a stemperare le tensioni. Anzi, le alimentano. «Dire che gli Stati Uniti sono implicati in qualunque maniera nella morte del presidente Chavez sono accuse, assurde che respingiamo con forza», ha sottolineato un portavoce del Dipartimento di Stato, parlando poco prima che si diffondesse la notizia della morte del leader venezuelano. La speranza per il presidente Usa Barack Obama è che la morte di Chavez non inneschi un’escalation nei rapporti tra Caracas e Washington, ma si apra una stagione di forte cooperazione sul fronte della lotta al terrorismo e al traffico di droga. Ma anche in campo commerciale. Ma è ancora presto per dirlo.
La solidarietà. Intanto arrivano i messaggi di cordoglio dei leader mondiali da sempre vicini alla causa venezuelana. Per Fidel Castro, Chavez era «come un vero figlio», sottolinea in una nota il governo cubano. A L’Avana sono stati proclamati tre giorni di lutto. «Non eravamo integralmente d’accordo con il presidente (Hugo) Chavez, ma la sua scomparsa rappresenta una perdita irreparabile. Era un amico del Brasile e del popolo brasiliano», commenta la presidente Dilma Rousseff. Commosso anche il presidente boliviano, Evo Morales: «È morto un compagno rivoluzionario, che ha lottato per l’America Latina, che ha dato la sua vita per la liberazione del continente». Secondo l’Agenzia ufficiale iraniana Irna «il suo successo» ha reso Ugo Chavez «un eroe nazionale dell’America Latina». Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ricorda «il martire e difensore dei valori della rivoluzione, simbolo della resistenza contro l’imperialismo» ucciso da una «malattia sospetta». Da Mosca Vladimir Putin parla di uomo «forte» e «fuori dal comune». Il primo ministro russo Medvedev ha definito Chavez «un esempio di altruismo» per il suo popolo e «un grande amico della Russia».
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, si è detto “rattristato” per la morte di Hugo Chavez e in una nota ha offerto «sentite condoglianze alle famiglie, al popolo e al governo del Venezuela». Il regista Oliver Stone, un altro amico di lunga data di Chavez ha espresso il suo dolore su twitter. «Piango un grande eroe, odiato dai poteri forti. Amico mio riposa in pace, una pace a guadagnata da tempo». E da Hollywood è intervenuto anche Sean Pen: «Oggi gli Stati Uniti hanno perso un amico che non sapevano di avere. E i poveri di tutto il mondo hanno perso un campione». L’attore, amico personale di Chavez, ha voluto commemorare la morte del presidente venezuelano: «Ho perso un amico. La rivoluzione del Venezuela continuerà sotto la guida del vice presidente Maduro», ha detto ancora l’attore.
Lorenzo Caroselli