Baldo Meo ricopre il ruolo di Capo Ufficio Stampa e Relazioni Media del Garante della Privacy. A Lumsanews ha raccontato le motivazioni che a fine marzo 2023 hanno spinto l’Autorità per la protezione dei dati personali a bloccare temporaneamente l’utilizzo di Chat Gpt in Italia.
A fine marzo 2023 il Garante per la privacy ha bloccato provvisoriamente Chatgpt. Quali erano i rischi?
“Occorre chiarire che non è stato un divieto, come qualcuno ha voluto interpretare l’intervento dell’Autorità. ChatGpt non era in regola con il Regolamento Europeo che prescrive tutta una serie di adempimenti e di obblighi. Il primo problema era costituito dall’assenza di un’ informativa per gli utenti, avvertiti del fatto che le loro domande fossero utilizzate per finalità particolari, cioè l’addestramento della piattaforma. Le norme della Protezione dati prevedono che la persona che fornisce i dati sia previamente informato degli scopi e degli usi che ne verranno fatti. C’è poi un aspetto molto delicato che riguardava la mancata verifica dell’età dei minori. A Chatgpt potevano accedere anche minori – 14 anni per quanto riguarda l’Italia – per i quali non c’era modo di escludere l’accesso alla piattaforma. Chatgpt ha poi implementato un sistema che verifica dell’età e, nel caso sia infraquattordicenne, di richiesta del consenso dei genitori”.
Cosa è successo dopo?
“A seguito dell’intervento del Garante, Chatgpt ha messo in campo un’informativa molto più dettagliata, ha spiegato su quale base giuridica utilizza questi dati, principio fondamentale della normativa per la privacy. La piattaforma ha anche messo in campo delle procedure per l’esercizio dei diritti: poniamo il caso di una persona nota o meno nota citata in una risposta data da Chatgpt. Prima dell’intervento del Garante era impossibile per i soggetti citati chiedere di rettificare le informazioni riportate se errate”.
A oggi il Garante come si pone rispetto all’utilizzo dell’intelligenza artificiale?
“Il Garante italiano è stata la prima Autorità di protezione dati al mondo che si è posta concretamente il problema del rispetto delle regole nell’uso dell’intelligenza artificiale generativa. Da allora c’è stata sicuramente una maggiore adeguatezza alle regole privacy europee da parte di Chatgpt. Il nostro obiettivo è che l’ AI si sviluppi nel rispetto delle persone e nel rispetto di regole che l’Europa si è data. Il Garante continuerà a vigilare e l’attenzione sulle piattaforme di intelligenza artificiale generativa resta aperta”.