Ormai è ufficiale: alle prossime elezioni le coalizioni di centrosinistra saranno due. Dall’incontro di ieri tra Piero Fassino, pontiere per i democratici con il mandato di verificare aperture tra gli ex dem, e i rappresentanti di Bersani e Sinistra Italiana è arrivata l’ennesima fumata nera. Del resto Bersani lo ripete da giorni: il Pd renziano “non vuole trattare su quello che per noi è lo scoglio principale, una modifica al Jobs Act che contenga una – almeno parziale – reintroduzione dell’articolo 18”. Proposta su cui Renzi ha posto il niet, anche a costo di perdere la maggior parte dei collegi uninominali: senza un’alleanza con Mdp potrebbero finire in mano alla coalizione di centrodestra o al Movimento Cinque Stelle, come avvertono tutti i sondaggi.
Ieri ad accogliere Fassino all’incontro organizzato in una sala della Camera dei Deputati c’erano solo i capigruppo di Mdp e SI, Maria Cecilia Guerra e Giulio Marcon. Nessun leader di spicco. Segnale inequivocabile che la decisione era già stata presa nei giorni scorsi, e forse addirittura nelle settimane passate, quando il presidente del Senato Pietro Grasso aveva annunciato la sua uscita dal Pd. Perché bersaniani e Sinistra Italiana puntano su una lista guidata dall’ex magistrato di Palermo, con il suo nome sul simbolo. Lo stesso Marcon, uscendo dall’incontro con Fassino, ha lanciato la leadership di Grasso: “Sarà con noi il 3 dicembre all’assemblea nazionale per il lancio della lista unitaria. È il nostro leader”. Provocando la reazione irritata del portavoce della seconda carica dello Stato, che ha rimarcato: “Grasso non ha sciolto alcuna riserva, e non lo farà fino all’approvazione della legge di Bilancio”.
Oggi è previsto l’incontro tra Fassino e i vertici di Campo Progressista. Ma anche la concretizzazione dell’alleanza con il partito dell’ex sindaco di Milano è tutt’altro che scontata. Se Giuliano Pisapia spinge per uno scioglimento delle riserve e l’adesione a una lista unica con i dem, Laura Boldrini invece resta sulle sue posizioni: “Al momento non ci sono le condizioni per poter correre con i democratici”.