“Non ho mai avuto il piacere di conoscere o anche solo di parlare con il presidente Berlusconi”. È quanto scritto questa mattina, in una lettera a Repubblica, dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda per smentire il retroscena pubblicato ieri dal quotidiano, che lo vedrebbe come possibile candidato del centrodestra alle prossime elezioni. Un’ipotesi che Calenda ha definito “fantasiosa”, aggiungendo poi: “Come ho più volte dichiarato e scritto, l’esperienza fatta con Scelta Civica ha dimostrato che fondare o guidare un partito non è un’attività che mi è particolarmente congeniale. L’unico obiettivo che ho è fare bene al Ministero dello Sviluppo economico e a meno di un anno di distanza dalla mia nomina sono ancora lontano dall’averlo conseguito”.
Per Calenda, che si definisce un tecnico, “non occorre avere la tessera di un partito per avere una visione politica. Ciò vale – scrive ancora il ministro – quando ci si impegna a fondo in una battaglia molto politica come quella del referendum, così come quando si sostiene che sarebbe pericoloso per l’Italia andare ad elezioni precipitosamente, senza legge elettorale, e prima della conclusione del ciclo elettorale europeo”.
Il nome di Calenda come leader di un polo moderato, in grado di rappresentare una valida alternativa sia al Partito Democratico che ai movimenti considerati più populisti quali Lega Nord e Cinque Stelle era emerso nella giornata di ieri, provocando subito discussioni e spaccature all’interno di Forza Italia. “Calenda? È il miglior ministro, ma non abbiamo bisogno di papi stranieri”, le parole del capogruppo del partito alla Camera, Renato Brunetta. “Calenda è sveglio, ma il candidato resta Silvio”, gli ha fatto eco Gianfranco Rotondi. Per allentare le tensioni interne, Berlusconi ha cercato, nelle ultime ore, di rassicurare i suoi: “Calenda è una carta di riserva, che teniamo in caldo se la situazione dovesse precipitare”.