Un’Italia in leggera ripresa, osservata con cauto ottimismo da Bruxelles, ma con una fortissima sperequazione economica: è un ritratto con qualche luce ma ancora troppe ombre quello che emerge dalle indagini di Censis e Istat, i cui risultati sono stati resi noti nei giorni scorsi. L’Istituto nazionale di statistica ha rivisto al ribasso le stime del governo, che prevedevano per l’anno in corso una crescita del Pil dello 0,8%. La crescita ci sarà, ma sarà soltanto dello 0,6% nel 2014 e dell’1% nel 2015 (Matteo Renzi parla invece di un 1,3%). Per la prima volta, però, il potere d’acquisto delle famiglie registra un segno più: un segnale incoraggiante, dopo sei anni consecutivi di calo, che si somma al dato sulla fiducia dei consumatori, in aumento per la prima volta dal 2010.
Disuguaglianze e disoccupazione. Gli studi del Censis, intanto, certificano un grave handicap del nostro Paese, già intuito da molti in via, per così dire, empirica: in Italia, come avviene in tempo di crisi, le disuguaglianze economiche sono sempre maggiori. I 10 uomini più ricchi d’Italia dispongono di un patrimonio di circa 75 miliardi di euro (immobili esclusi): lo stesso di 500mila famiglie operaie messe insieme. Lo 0,003% della popolazione italiana – aggiunge inoltre il Censis – possiede una ricchezza pari a quella del 4,5% della popolazione totale. «Siamo in una fase di transizione, che può mandarci in due direzioni – ha dichiarato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, commentando a Che tempo che fa i dati di segno apparentemente opposto su crescita e divario sociale – quella di un’economia e di una società che vivacchiano, oppure che cambiano radicalmente marcia. Se vivacchiamo, la disoccupazione non scende». E proprio per la disoccupazione di lunga durata, i cui effetti dipendono però anche da congiunture internazionali di difficile previsione, l’Italia è maglia nera in Europa. Secondo l’Istat, il tasso di disoccupati è in lieve peggioramento e salirà quest’anno al 12,7%, rispetto al 12,3% dell’anno scorso. Un abbassamento al 12% si dovrebbe registrare invece nel prossimo biennio.
Gli effetti del bonus Renzi. I due istituti di ricerca concordano, sostanzialmente, sul fatto che i famosi 80 euro in busta paga promessi dal governo Renzi potrebbero essere una boccata d’ossigeno per le famiglie, ma solo se saranno una misura permanente. In tal caso, il Censis stima che l’incremento della spesa per consumi nei prossimi otto mesi sarà superiore ai 3,1 miliardi di euro, cioè circa il 15% in più di quanto avverrebbe se il bonus fosse una misura una tantum. Niente cifre per l’Istat, che però prevede «un minimo effetto positivo sui consumi privati nel 2014, con un effetto trascinamento» anche nei prossimi anni. La spesa per i consumi delle famiglie potrebbe salire dello 0,2% nel 2014 e dello 0,5% nel 2015. Si tratterebbe, in questo caso, del primo aumento dopo tre anni di contrazione. L’Europa, per ora, non si sbilancia: per il commissario europeo Slim Kallas, le conseguenze del taglio delle tasse saranno praticamente neutre nel breve periodo, ma positive a lungo termine, a patto che la sforbiciata sia accompagnata da una revisione della spesa pubblica.
Anna Bigano