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HomeCronaca Censis, dal rapporto 2018 emerge un’Italia spaventata

Censis, dal 52° Rapporto
emerge l'Italia spaventata
spunta "sovranismo psichico"

Aumenta il tasso di povertà familiare

Valerii: "Il sogno è divenuto un incubo"

di Tommaso Franchi07 Dicembre 2018
07 Dicembre 2018

Pedoni mentre attraversano sulle strisce pedonali / Foto d'archivio

È un quadro che al pessimismo aggiunge paura, quello che emerge dal 52° rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese.

Gli italiani, spiega l’Istituto, sono in preda a un “sovranismo psichico prima ancora che politico”. Secondo il rapporto questo è il risultato della cattiveria che i cittadini provano e che spesso rivolgono verso gli stranieri. All’origine dell’astio, evidenzia lo studio, c’è una sorta di ascensore sociale: l’Italia è il paese europeo con la più bassa quota di cittadini che dicono di avere una capacità di spesa migliore di quella dei propri genitori. “La non sopportazione degli altri sdogana i pregiudizi”, sottolinea il Censis.

Il rapporto mette inoltre in luce il tasso di povertà nel Paese. Le famiglie in condizione di povertà assoluta sono il 6,9% del totale. Di queste quasi un terzo sono straniere. Negli ultimi quattro anni le famiglie italiane povere sono cresciute dell’11,5%, mentre quelle straniere del 20,6%. Solo la Spagna, conclude il Censis, presenta un quadro peggiore di quello italiano.

Gli italiani, secondo l’indagine, ritengono il sistema giudiziario lento e costoso. Negli ultimi due anni circa un terzo della popolazione adulta ha rinunciato a intraprendere un’azione giudiziaria per far valere un proprio diritto. Sette italiani su dieci, spiega il Censis, ritengono che la giustizia nazionale non sia in grado di garantire la tutela dei diritti fondamentali dell’individuo.

“È il rovescio del miracolo italiano. Il sogno si è trasformato in incubo”, ha detto il direttore generale del Censis, Massimiliano Valerii, alla presentazione del rapporto Censis 2018. “Negli ultimi dieci anni – prosegue – abbiamo perso 1.400.000 di giovani lavoratori, sicuramente per effetto del declino demografico, ma anche per condizioni di lavoro che penalizzano le giovani generazioni”.

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