HomeCronaca Celestino V, il papa del “gran rifiuto”.
Ma difficile un paragone con la rinuncia di Ratzinger

Celestino V, il papa del “gran rifiuto”.
Ma difficile un paragone con la rinuncia di Ratzinger

di Domenico Mussolino12 Febbraio 2013
12 Febbraio 2013

Solo qualche anno fa, era il 28 Aprile 2009, Benedetto XVI visitò la tomba del suo predecessore Celestino V e lasciò il suo pallio in omaggio sulle spoglie del vecchio Papa ricordato da Dante: “Colui che fece per viltade il gran rifiuto”.Nell’Antinferno, dove sono collocati gli ignavi, coloro che non hanno avuto il coraggio di schierarsi, il poeta fiorentino aveva collocato proprio Celestino V, il papa che abbandonò il soglio pontificio per ritirarsi a vita da eremita, lasciando il posto a  Bonifacio VIII. Si tratta dell’unico precedente di abdicazione volontaria per motivi personali, prima della decisione di Benedetto XVI.

I precedenti. Altre volte è successo che i pontefici fossero costretti a staccarsi dall’incarico, ma sempre per motivi esterni, indipendenti dalla propria volontà. È il caso di Clemente I che nel 97 d. C. abdicò perché, arrestato ed esiliato, non voleva che i fedeli restassero senza guida spirituale. Analogamente Papa Ponziano (in carica dal 230 al 235) venne esiliato e lasciò il trono al Papa Antero. Silverio fu invece deposto nel 537 e costretto a firmare un documento di rinuncia al trono papale. Benedetto IX è famoso per aver venduto la dignità pontificia per ben due volte, entrambe le volte poi riacquistandola; infine, accusato di simonia, venne scomunicato e fu dichiarato decaduto.
Più simile il caso di Gregorio XII, vissuto durante lo Scisma d’Occidente, con la presenza di due Papi, uno a Roma e l’altro ad Avignone. Per assicurare la ricomposizione della chiesa cattolica, entrambi i Papi, il romano, Gregorio XII, e l’avignonese, Giovanni XXIII, furono deposti, e venne eletto Martino V.

Pietro da Morrone. Celestino V al secolo Pietro da Morrone era un monaco benedettino che sin da giovane si dedicò alla vita ascetica e monastica, tanto che si ritirò sul monte Morrone (da cui prese il nome) nei pressi di Sulmona. Divenne famoso per essersi recato a piedi in pellegrinaggio a Lione, dove si stava tenendo il secondo Concilio voluto da Gregorio X nel 1273. Si recò lì perché venisse riconosciuto l’ordine di benedettini da lui fondato, una congregazione denominata “dei frati di Pietro da Morrone” e che in seguito assunse il nome di celestini.

Da allora proseguì la sua vita ascetica, fino al momento di empasse politica per l’elezione del nuovo Papa (Niccolò IV morì nel 1292 e ancora nel 1294 non si era giunti alla fumata bianca). Quando Pietro da Morrone provò ad inserirsi nelle difficile decisione, profetizzando gravi eventi sela Chiesanon avesse scelto il suo capo, venne indicato per il suo carisma e la sua statura morale come possibile nuovo Papa. Il 5 luglio emerse dal Conclave proprio il suo nome e nell’agosto, dopo qualche riluttanza, accettò l’incarico per spirito d’obbedienza sotto il nome di Celestino V.

La rinuncia. Uno dei suoi primi provvedimenti fu l’emissione della Bolla della Perdonanza, che concedeva l’indulgenza plenaria a tutti coloro che pentiti si recassero alla basilica di Santa Maria di Collemaggio nella città dell’Aquila, istituendo in pratica un prototipo del Giubileo. Indisse un unico concistoro nel quale nominò ben 12 cardinali. Nell’assemblea si parlava in volgare perché il papa non conosceva abbastanza bene la lingua ufficiale, il latino. La curiosità dà la misura dell’ingenuità e della poca attitudine al comando di questo Papa, che decise di abbandonare l’incarico per riacquistare la tranquillità perduta. Undici giorni dopo le sue dimissioni, venne eletto il nuovo papa Benedetto Caetani col nome di Bonifacio VIII, inviso al guelfo bianco Dante, che quindi lanciò i suoi strali in rima contro Celestino V.

Domenico Mussolino

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