Una visita solenne quella del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, alla Sinagoga di Roma in occasione della cerimonia commemorativa del 16 ottobre 1943, giorno del rastrellamento del ghetto da parte dei nazifascisti. “Oggi è una grande giornata di coesione e di solidarietà tra tutte le fedi e le religioni”, afferma il presidente Napolitano e ricorda: “La proposta di legge per l’introduzione del reato di negazionismo è un merito del nostro Parlamento. E sono convinto che verrà presto completato l’iter di approvazione”. Presenti in Sinagoga anche i presidenti di Senato e Camera, i ministri Saccomanni e Lorenzin, il sindaco di Roma Ignazio Marino, il presidente dell’unione delle comunità ebraiche Renzo Gattegna e il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.
Ddl sul negazionismo. E proprio il ddl sul negazionismo non ha trovato l’approvazione accelerata auspicata da Pietro Grasso. Il presidente del Senato, sempre nella giornata di ieri, aveva deciso di assegnare il ddl alla sede deliberante in commissione di giustizia, in modo da far coincidere la data dell’approvazione con la giornata commemorativa. Il testo sarebbe poi dovuto passare alla Camera senza il voto dell’aula di Palazzo Madama. La scelta non ha trovato d’accordo quattro senatori grillini che, insieme al socialista Enrico Buem, hanno firmato la richiesta a norma di regolamento per lo stop alla procedura accelerata. Non sono mancate le polemiche fra esponenti del Pdl, Pd e Movimento5Stelle. La relatrice del ddl del Pd, Rosaria Capecchione, “Prendo atto che un gruppo che ieri ha votato a favore di questa legge, oggi non vuole approvarla”. Per il suo compagno di partito Giuseppe Lumsia, il fatto “è gravissimo”. Anche il presidente della Commissione Francesco Nitto Palma (Pdl) è stata “Una sorpresa, dopo la seduta di ieri mi aspettavo qualche voce di dissenso, non mi aspettavo che un intero gruppo prendesse questa posizione: è un dato politico che voi potete valutare- e ha continuato- se e quando verrà approvato in aula, assumerà un significato del tutto diverso da quello che avrebbe avuto oggi. Non solo in relazione all’anniversario, ma a quello che è accaduto in relazione alle dichiarazioni di Priebke che negano le camere a gas. Al di là della vicenda funerali sì funerali no – ha concluso Palma – si è visto come sia vivo nel popolo italiano e nel popolo romano il ricordo di quei giorni”.
Papa Francesco. Il Pontefice, durante l’udienza generale, ha inviato un messaggio agli ebrei romani, ponendo l’accento sull’importanza della commemorazione: “una memoria futura, un appello alle nuove generazioni a non appiattire la propria esistenza, a non lasciarsi trascinare da ideologie, a non giustificare mai il male che incontriamo, a non abbassare la guardia contro l’antisemitismo e contro il razzismo, qualunque sia la loro provenienza. È nostro dovere tenere presente davanti ai nostri occhi il destino di quei deportati, percepire la loro paura, il loro dolore, la loro disperazione, per non dimenticarli, per mantenerli vivi, nel nostro ricordo e nella nostra preghiera, assieme alle loro famiglie, ai loro parenti e amici, che ne hanno pianto la perdita e sono rimasti sgomenti di fronte alla barbarie a cui può giungere l’essere umano”.
La comunità ebraica. Riccardo Pacifici, presidente della comunità romana, sottolinea l’unione del paese in merito alla vicenda dei funerali di Priebke “E’ inutile nascondere che queste celebrazioni non siano state accompagnate dalla morte del torturatore di via Tasso e del complice nella strage delle Fosse Ardeatine, fatto positivo è che questa vicenda ci ha permesso di vedere il volto dell’Italia più bello: un Paese unito, dalle forze dell’ordine a quelle civili, istituzionali e religiose. Per questo ci sentiamo orgogliosi di essere romani e italiani proprio per aver visto la società civile in prima linea in questa battaglia di civiltà”.
Francesca Ascoli