Settembre 1943. Sulle spiagge dell’isola greca di Cefalonia prende atto il primo episodio di Resistenza organizzata contro il nazifascismo. All’indomani della dichiarazione dell’armistizio tra Italia e Alleati i soldati della divisione Acqui si ribellano all’ordine dei nazisti di consegnare le armi, e passano dalla parte della popolazione locale. Con una decisione collettiva, che li porta a solidarizzare con gli abitanti dell’isola: da occupanti a partigiani, piuttosto che assoggettarsi all’ex-alleato tedesco.
Per una settimana tengono testa a un intero esercito di tedeschi inviato da Hitler via mare e via cielo, con la flotta della Lufthwaffe impegnata a bombardare l’isola senza pietà. Un atto di resistenza eroico, che finisce in tragedia, con la morte per fucilazione di 9.000 soldati italiani trucidati dai tedeschi, celebrato da Pertini e da Ciampi.
Ma che nella nuova ricostruzione del libro della storica Elena Aga Rossi viene presentato invece come un gesto vile, dettato non da una scelta di campo ma da considerazioni meramente utilitaristiche e poco nobili, come la speranza di ottenere un veloce rimpatrio. Il volume, pubblicato dalla nota casa editrice Il Mulino e inserito tra i cinque finalisti del premio letterario Acqui, è interamente dedicato allo smantellamento del mito degli eroi di Cefalonia. O, più propriamente, alle basi morali della Resistenza stessa.