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Catena di montaggio? No, grazie: alla Fiat di Melfi si dimettono in venti

di Alessandro Testa26 Febbraio 2015
26 Febbraio 2015

Monti , Marchionne ied Elkann n visita alla Fiat di MelfiNeoassunti che rinunciano al posto di lavoro. Succede anche questo nell’Italia della disoccupazione giovanile al 40%, per la precisione alla Fiat di Melfi, in Basilicata. Secondo quanto riferito da Emanuele De Nicola, segretario regionale della Fiom, su un primo gruppo di 300 persone – selezionate tra decine di migliaia di curriculum – sarebbero infatti tra i 15 e i 20 i giovani operai che hanno appeso la tuta al chiodo dopo poche settimane.

Troppo qualificati per stare in linea. A far desistere i ragazzi, tutti sotto i 30 anni, è stata certamente la fatica, ma soprattutto la delusione professionale. La Fiat li considera infatti un’avanguardia di un gruppo più numeroso, nei confronti dei quali dovrebbero assumere le funzioni di capisquadra: per questo il bando di reclutamento prevedeva una laurea o un diploma di maturità con una votazione di almeno 85/100. Non tutti i potenziali quadri però sono disposti ad imparare sul campo il mestiere dei loro futuri sottoposti: si racconta perfino di un ingegnere che avrebbe riconsegnato platealmente un paraurti al suo caporeparto prima di andarsene.

Uno stabilimento isolato. Un problema simile, con numeri ben maggiori, lo si ebbe già nel 1992, quando lo stabilimento lucano fu inaugurato: «Allora servivano 4mila operai – ricorda Roberto Di Maulo, segretario del sindacato Fismic – ma molti rinunciarono perché assunti nella pubblica amministrazione». Oggi il disastro dei conti pubblici (e il patto di stabilità interno) hanno quasi eliminato tale possibilità, soprattutto al Sud dove gli organici della P.A. sono spesso ipertrofici, perciò i motivi delle rinunce sono da ricercare altrove: nei ritmi particolarmente stressanti delle nuove regole Fiat per la catena di montaggio, come sostiene De Nicola, oppure nella distanza da casa: «storicamente – spiega Di Maulo – gli operai di Melfi [intorno a cui non ci sono grandi centri, ndr] sono quelli che sono costretti agli spostamenti maggiori di tutto il gruppo Fiat».

Il piano Marchionne e le mille assunzioni. Lo scorso anno gennaio l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, aveva annunciato dal salone dell’auto di Detroit un piano di mille assunzioni nello stabilimento di Melfi: inizialmente come precari, ma da stabilizzare entro l’anno con il nuovo contratto a tutele crescenti, non appena il governo Renzi varerà i decreti attuativi del “jobs act”. I prossimi 700 assunti non dovrebbero presentare gli stessi problemi, dato che il livello di istruzione richiesto sarà quello di un operaio generico.

Alessandro Testa

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