«Mercoledì porteremo in parlamento i risultati di questo referendum: abbiamo diritto a un nostro Stato» ha detto il capo della Generalitat Carles Puigdemont. Un risultato che spaventa Madrid quello uscito dalla urne, anche se era scontata la valanga di sì. Il governo di Mariano Rajoy non esce vittorioso da questo primo ottobre, sia per l’atteggiamento apertamente di sfida verso gli indipendentisti, sia per l’uso della violenza al momento del voto, autorizzata tramite la magistratura. Una politica che ha dato anche all’estero un’immagine estremamente negativa della politica di Madrid.
«L’Unione europea non riconoscerà un’eventuale dichiarazione unilaterale di indipendenza della Catalogna, perché per l’Europa significherebbe un pasticcio di enormi proporzioni», ha detto il portavoce del governo spagnolo, Inigo Mendez de Vigo. Tesi confermata per ora dalle poche dichiarazioni giunte dall’Unione: Angela Merkel ha appoggiato l’operato del premier spagnolo, mentre la vice presidente del Parlamento europeo Ulrike Lunacek ha ribadito la necessità del consenso di Madrid per dare validità all’esito della consultazione.
Al fronte indipendentista manca inoltre una visione comune su come capitalizzare il risultato ottenuto. Se da una parte i conservatori del Partito democratico europeo catalano (Pdecat) sono sempre stati più inclini a un autonomismo rafforzato, dall’altra l’indipendenza sotto forma di Repubblica è sempre stata l’obiettivo storico della sinistra di Esquerra Republicana (Erc). Il rischio di una frattura e di perdita di credibilità è tutt’altro che remoto, anche nel caso si scegliesse di convocare le elezioni regionali anticipate.
Nel pomeriggio Mariano Rajoy si riunirà al Palazzo della Moncloa con il segretario generale del Psoe, Pedro Sanchez alle 16:30, e con il leader di Ciudadanos, Albert Rivera intorno alle 18:00, per analizzare la giornata di domenica e l’orizzonte che si apre dopo il referendum in Catalogna. Già annunciati colloqui con tutti i partiti che hanno rappresentanza parlamentare per riflettere sul futuro del Paese.