Josep Lluís Trapero, capo dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, è arrivato a Madrid. Questa mattina verrà ascoltato dall’Audiencia Nacional, il Tribunale spagnolo, per vagliare le sue responsabilità per non aver impedito il voto al referendum per l’indipendenza della Catalogna. Per il reato di sedizione sono previsti fino a 15 anni di carcere.
«Non mi stupisce nulla di ciò che sta facendo il governo spagnolo – ha commentato il leader della Generalitat della Catalogna, Carles Puigdemont – Considero possibile anche il mio arresto».
Secondo l’accusa, Trapero non avrebbe ordinato ai suoi uomini di bloccare il processo di voto del referendum catalano domenica scorsa, andando contro il parere del governo centrale. Insieme a lui verranno ascoltati i presidenti delle grandi organizzazioni della società civile indipendentista Anc e Omnium, Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, e la responsabile della polizia Teresa Laplana, anche loro indagati per il reato di sedizione. Quest’ultima non sarebbe intervenuta il 20 settembre scorso al fianco della Guardia Civil, impegnata nelle perquisizioni dei palazzi delle istituzioni catalane. Fuori dal dipartimento dell’Economia si radunarono migliaia di persone per protestare contro il tentativo di fermare il referendum. Quando la polizia madrilena ha chiesto l’aiuto di Trapero, questi sarebbe intervenuto tardivamente.
Una vicenda che potrebbe portare ulteriori tensioni in un momento estremamente delicato. Ieri la Consulta ha bloccato preventivamente, prima che fosse convocata formalmente, la sessione plenaria del Parlamento catalano, prevista per lunedì prossimo che, con ogni probabilità, avrebbe portato alla Dichiarazione unilaterale d’indipendenza. La riunione dovrebbe esserci comunque, ma non è chiaro se ci sarà o meno un pronunciamento sulla secessione.