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Catalogna, l’indipendentista Artur Mas indagato per “disobbedienza”

di Alessandro Testa30 Settembre 2015
30 Settembre 2015
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Il presidente del governo regionale catalano Artur Mas

Parte in salita la trattativa tra Madrid e Barcellona sul futuro della Catalogna. Il premier locale uscente e leader indipendentista Artur Mas è indagato per “disobbedienza” e dovrà comparire il prossimo 15 ottobre di fronte al Tribunale superiore di giustizia spagnolo. L’accusa è quella di aver convocato una consultazione popolare (pro-secessione, ma puramente simbolica) nella regione il 9 novembre 2014, nonostante il divieto del Tribunale costituzionale. «La convocazione è arrivata solo ieri – afferma una fonte del governo spagnolo – per non interferire con le elezioni catalane di domenica scorsa».

La rabbia di Barcellona. Durissima la reazione di “Convergencia y Uniò”, il partito di Mas, che ha parlato di persecuzione politica: «Cercare di disarcionare chi ha vinto alle urne con questi metodi non dà l’immagine di una democrazia di qualità», ha detto il capogruppo Pere Macias. Nel frattempo Mas – che con la coalizione “Junts pel Sì” alle elezioni ha ottenuto 62 seggi su 135 – ha due mesi di tempo per scongiurare l’ipotesi di nuove elezioni, trovando un accordo con il partito di estrema sinistra “Candidatura d’Unitat Popular”. Insieme le due formazioni indipendentiste potrebbero raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi, ma Cup potrebbe condizionare il suo appoggio ad un avvicendamento alla guida del governo regionale.

Le elezioni di dicembre. Il vero banco di prova per il futuro della Catalogna saranno però le elezioni generali spagnole del prossimo dicembre, che potrebbero sancire la sconfitta e il ritiro a vita privata del premier popolare Mariano Rajoy. Dopo la durissima sconfitta del suo PP in terra catalana, il primo ministro ha cercato di ammorbidire i toni molto duri utilizzati in campagna elettorale per conquistarsi le simpatie dell’elettorato di destra, ma ha condizionato la sua offerta di dialogo e «ascolto» al rigoroso «rispetto della legge», cioè dell’integrità territoriale della Spagna.

Anche i socialisti di Pedro Sanchez e i moderati indipendenti di “Ciudadanos” – il cui leader Albert Rivera è considerato dai sondaggi il politico più stimato dagli spagnoli – stanno valutando i risultati delle elezioni catalane, e soprattutto come posizionarsi nella difficile partita che si è aperta tra Madrid e Barcellona. Ha bruciato tutti sul tempo invece Pablo Iglesias, leader degli ex-Indignati di “Podemos”, che – ammettendo la sconfitta della coalizione di sinistra radicale – ha annunciato che in caso di vittoria convocherà un referendum sull’indipendenza della Catalogna.

Alessandro Testa

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