MILANO – La Corte di Cassazione ha giudicato inammissibile l’istanza con la quale i legali di Massimo Bossetti – condannato all’ergastolo nel 2018 per l’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio avvenuto nel 2010 – chiedevano di poter analizzare i reperti dell’indagine che portò all’arresto dell’uomo e alla sua condanna in via definitiva all’ergastolo.
Precedenti decisioni avevano già stabilito che i reperti potessero essere solo visionati, ma i legali di Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, intendevano sottoporli a nuovi accertamenti. Gli avvocati, nel ricorso straordinario alla Suprema Corte, chiedevano di poter effettuare loro analisi, tra l’altro, sui leggings e gli slip della ginnasta tredicenne di Brembate Sopra e sui quali venne isolato il Dna inizialmente identificato come “Ignoto 1” e poi ricondotto proprio a Bossetti.
L’avvocato Salvagni, intercettato dai giornalisti, non nasconde la sua delusione. “Al netto della lettura delle motivazioni per esprimere un giudizio ponderato, la prima impressione è che quanto accaduto sia incredibile al punto di farmi dubitare che la giustizia esista” ha dichiarato, aggiungendo poi “il potere vince sempre”.