ROMA – Lunedì 22 gennaio alla Camera la mozione del Movimento 5 Stelle sostenuta da Partito democratico e Alleanza Verdi e Sinistra contro Vittorio Sgarbi. Il testo chiede la revoca alla sua nomina di sottosegretario alla Cultura. La votazione, probabilmente, avverrà martedì o mercoledì. L’atto è stato originariamente presentato lo scorso ottobre dal M5s per il caso delle consulenze d’oro. Nei mesi successivi, con l’emergere di una seconda inchiesta – quella del quadro “La cattura di San Pietro” di Rutilio Manetti, in cui Sgarbi risulta indagato per autoriciclaggio di beni culturali –, hanno sottoscritto la mozione anche Pd e Avs.
L’Antitrust avvia un’istruttoria su Sgarbi
“Comprendo che le opposizioni debbano manifestare la propria esistenza in vita, ma farlo in nome di menzogne e diffamazioni, è una scelta che non gli rende onore”, ha scritto in una nota Sgarbi. Dimissioni? No grazie. Nessun dietrofront sulla nomina da parte di Sgarbi. Il sottosegretario ha, infatti, sottolineato che si dimetterà soltanto nel caso in cui “l’Antitrust giudica incompatibile la mia carica”. A fine ottobre l’Antitrust aveva avviato un’istruttoria nei confronti del sottosegretario per “possibili condotte illecite” in merito alle “attività incompatibili con la titolarità di una carica di governo”.
Il caso delle consulenze d’oro e il quadro rubato
Tutto è cominciato da un articolo del Fatto Quotidiano dello scorso ottobre. Secondo il giornale, il critico d’arte avrebbe percepito nell’ultimo anno circa 300mila euro “per aver presenziato a inaugurazioni, mostre, conferenze, premi e manifestazioni culturali”. Tutto mentre svolgeva un incarico di governo. Poi la seconda inchiesta. Il Fatto, stavolta insieme alla trasmissione Report, riportava che Sgarbi fosse indagato per furto di beni culturali in relazione, nello specifico, al quadro di Manetti. Rubato nel 2013 dal castello di Buriasco, “La cattura di San Pietro” sarebbe riapparso nel 2021 a Lucca, durante una mostra inaugurata dallo stesso critico d’arte.