ROMA – “Ci siamo occupati di Salis dal primo giorno, ben prima che scoppiasse polemica”. E questo perché “per il governo conta sempre la tutela della dignità della persona”. Tuttavia “per chiedere i domiciliari da noi deve prima averli in Ungheria” quindi “l’unica via percorribile è rispetto delle regole. Trasformare una questione giudiziaria in un caso politico non aiuta”.
Sono parole conciliatorie e garantiste quelle con cui giovedì 8 febbraio il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha aperto a Montecitorio l’informativa urgente sulla vicenda di Ilaria Salis, prima di replicare a Palazzo Madama alle 12.30. A quattro giorni dal primo anniversario del suo arresto a Budapest, è il vicepremier a ricostruire l’evoluzione e i miglioramenti delle condizioni di detenzione della trentanovenne sotto processo in Ungheria.
L’informativa urgente del ministro degli Esteri in Aula alla Camera
“La vicenda della signora Ilaria Salis rientra tra gli oltre 2.400 casi di connazionali detenuti all’estero” e proprio come nelle altre vicende “ci stiamo adoperando per fornire assistenza e garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali” ha ricordato Tajani. Quello che sicuramente stavolta ha avuto un forte impatto è “l’esibizione delle catene in Aula dell’imputata, con le immagini trasmesse in televisione” ha aggiunto il ministro, ricordando che “essa non appare in linea con lo spirito delle norme europee”, né tantomeno con “il rispetto della tutela del diritto nazionale, internazionale e comunitario di cui l’Italia è culla”.
Un’incongruenza su cui lo Stato – come ricordato ieri anche dal guardasigilli Nordio – e la politica dichiara di star facendo tutto il possibile, malgrado “più che la politica” debba “parlare la diplomazia”, ha evidenziato a Skytg24 il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti.
L’appello dell’opposizione
Un impegno, quello ribadito dal governo, che però non basta all’opposizione per cui servono azioni concrete. “Basta ignavia, prendete l’iniziativa”, ha commentato il deputato Dem Andrea Orlando nell’ambito del dibattito dopo l’informativa alla Camera, controbattendo alla richiesta della maggioranza di “abbassare i toni a sinistra” e riprendendo l’appello di Elly Schlein di “riportare Ilaria in Italia”. Nel corso del suo tour elettorale la segretaria del Partito Democratico ha più volte affermato come “del dolore e della sorpresa del ministro della Giustizia Nordio Ilaria e la sua famiglia non se ne facciano niente”.
L’ultima lettera dal carcere
Parole che suonano ancora più vere nel giorno in cui è stata diffusa l’ultima lettera dal carcere di Ilaria Salis. Nella missiva consegnata dall’ambasciata al padre – pubblicata da Repubblica e Corriere della Sera e visionata dal Tg3 -, l’insegnante racconta l’arresto e “la discesa negli inferi del carcere”, tra il vortice di umiliazioni e la speranza dantesca di “riveder le stelle” e uscire.