Il ministro degli Esteri Angelino Alfano ha chiesto al suo omologo egiziano Sameh Shoukry «in maniera molto netta e chiara» di fare in modo che gli atti su Giulio Regeni richiesti dalla procura di Roma «vengano al più presto trasmessi». Il titolare della Farnesina ha usato queste parole durante il summit a Washington dei Paesi della coalizione anti Isis.
L’Italia ha più volte ribadito al governo del Cairo il danno che questa vicenda ha arrecato ai rapporti fra i due Paesi. Le autorità egiziane avevano risposto alla precedente rogatoria inviando alla Procura di Roma una parte del materiale richiesto: si tratta di verbali di interrogatorio, documenti sul traffico telefonico sugli apparecchi di una decina di persone e del referto dell’autopsia fatta sul corpo di Regeni e dei cinque presunti banditi che secondo le autorità egiziane avrebbero rapito e poi eliminato il ricercatore italiano.
La Procura di Roma ritiene però che gli ufficiali degli apparati di sicurezza egiziani che hanno tenuto sotto controllo Giulio Regeni a partire dall’8 dicembre del 2015 siano stati reticenti o abbiano riferito fatti non conformi al vero. Per questo ha inoltrato una nuova rogatoria alla Procura generale egiziana.
La rogatoria (che consta di 12 paragrafi di 3-4 punti ciascuno) riguarda principalmente la consegna dei verbali di cinque poliziotti, tra appartenenti alla National security e al Dipartimento investigazioni municipali, protagonisti degli accertamenti di cui Regeni è stato oggetto dopo la denuncia di Said Abdallah, il capo degli ambulanti, che lo aveva venduto come ‘spia’ straniera.
«Abbiamo una sola chiave, la verità», ha concluso il ministro italiano «ogni altra parola è subordinata alla verità».