“L’Egitto è un partner ineludibile dell’Italia, così come l’Italia è imprescindibile per l’Egitto”. Non lascia dubbi il ministro degli Esteri Angelino Alfano nella sua informativa davanti alle commissioni Esteri di Camera e Senato riunite a Montecitorio, dopo la decisione del governo di rimandare al Cairo l’ambasciatore.
“Nonostante questo, dopo il giorno del ritrovamento del cadavere di Giulio Regeni i rapporti bilaterali hanno subito un duro colpo” afferma. “L’omicidio Regeni è una grave ferita per le nostre coscienze, per tutti noi e per un intero paese”. Una ferita che però non riesce a scalfire i rapporti politico-economici tra i due paesi, sarà proprio l’ambasciatore Giampaolo Cantini che in Egitto continuerà la ricerca della verità sull’italiano misteriosamente torturato e ucciso. Un ruolo, quello di Cantini, che dovrà fare da collante tra la procura egiziana e quella italiana. “Cantini ha ricevuto istruzioni precise – ha aggiunto – dovrà seguire in via prioritaria le indagini sul caso”.
Se il presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, sottolinea l’importanza della presenza al Cairo: “di un bravo ambasciatore italiano”. Proprio all’interno del Partito Democratico Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato, denuncia con una punta d’amarezza il fallimento di questa politica estera: “L’audizione di oggi delle Commissioni riunite evidenzia, più che una recalcitrante sollecitudine, un consolidato ritardo”. E bolla la scelta del ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo: “come una tatticuccia, un’opzione di breve momento e di corto respiro, più un’espediente che un progetto”
Duro anche l’intervento del deputato del MoVimento 5 stelle, Alessandro Di Battista. “Questa commissione – ha detto – doveva essere convocata prima della decisione dell’invio dell’ambasciatore”. Dal ministro, ha aggiunto, è stato pronunciato “il discorso più ipocrita che io abbia sentito da quando sono parlamentare della Repubblica”.