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HomeCronaca Caso Ramy Elgaml, altri due carabinieri indagati a Milano per frode e depistaggio

Ramy, altri due carabinieri
indagati a Milano per frode
depistaggio e favoreggiamento

Un testimone: "Mi hanno minacciato"

Si indaga sull'impatto tra auto e TMax

di Sofia Silveri10 Dicembre 2024
10 Dicembre 2024
ramy carabinieri

Fiori posti nel luogo della morte di Ramy Elgaml | Foto Ansa

MILANO – Frode processuale, depistaggio e favoreggiamento personale. Sono questi i reati contestati dalla Procura di Milano ai due carabinieri indagati per la morte di Ramy Elgaml, il 19enne egiziano caduto in scooter durante un inseguimento proprio con le forze dell’ordine lo scorso 24 novembre. Nell’inchiesta era già stato iscritto per omicidio stradale il vicebrigadiere alla guida dell’auto che avrebbe inseguito Ramy e l’amico che era con lui sul mezzo. I due giovani non si erano fermati a un posto di blocco.

Ora altri carabinieri si aggiungono alla lista degli indagati nel nuovo filone dell’inchiesta. I due hanno ricevuto informazioni di garanzia, nelle indagini dei carabinieri del nucleo investigativo coordinate dal procuratore Marcello Viola e dai pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano. Le accuse fanno riferimento alle minacce rivolte a un testimone presente quella notte in via Quaranta, costretto a cancellare il video girato col suo cellulare. “Quando hanno visto che stavo filmando due carabinieri in divisa mi hanno fatto una foto al documento e mi hanno detto di eliminare immediatamente il video”, ha raccontato l’uomo. Nel frattempo, i legali della vittima hanno chiesto di esaminare entrambi i mezzi di trasporto.

Sviluppi che preoccupano il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che ha chiesto di “andare più cauti”. “Vedere che ci sono carabinieri indagati per la tragica morte di un ragazzo mi fa male”, ha detto il vicepremier. A fargli eco anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ha evidenziato che “la presunzione di innocenza deve essere applicata anche ai carabinieri”.

Prosegue l’inchiesta della Procura di Milano

Un altro tema su cui gli inquirenti vogliono fare luce è se ci sia effettivamente stata una collisione tra la gazzella dei carabinieri e il TMax guidato da Fares Bouzidi, anche lui indagato per omicidio. Un testimone oculare, nella dichiarazione raccolta dagli avvocati di Bouzidi, aveva affermato che “i carabinieri non hanno fatto in tempo a frenare e hanno perso il controllo dell’auto. Ho sentito lo stridere delle gomme della pattuglia sulle rotaie del tram e poi il botto della gazzella contro lo scooter”. Invece, nel verbale si evince che “il conducente dello scooter, a causa del sovrasterzo, scivolava scarrocciando a velocità sostenuta sul marciapiede, sino a impattare prima con il palo semaforico e terminando la sua corsa contro un’aiuola”.

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