Sono state immediate le repliche della Santa Sede al nuovo dossier sul caso di Emanuela Orlandi, contenuto nelle anticipazioni del nuovo libro di Emiliano Fittipaldi “Gli impostori”. I documenti sembrano avvalorare l’ipotesi che la giovane, scomparsa a 15 anni nel 1983, sia morta nel 1997. Fino a quell’ anno, infatti, risultano spese del Vaticano per ospitare la ragazza in alcuni conventi in Italia e all’ estero, e per pagare almeno due strutture sanitarie in Gran Bretagna.
Le reazioni. «Non ho mai visto quel documento pubblicato da Fittipaldi, non ho mai ricevuto alcuna rendicontazione», ha affermato in mattinata il Prefetto emerito della congregazione dei Vescovi Giovanni Battista Re a Stanze Vaticane, il blog di Tgcom24. Re all’epoca era sostituto per gli Affari generali della segreteria dello Stato del Vaticano e risulta tra i destinatari del documento di cinque pagine in mano al giornalista de L’Espresso. «Falsa e ridicola», così Greg Burke, portavoce vaticano, ha definito la documentazione sull’ Orlandi. Commenti dubbiosi arrivano anche dalle istituzioni laiche. «Ho grande stima per Fittipaldi e le sue inchieste, ma su questa vicenda delle note spese ho dei dubbi» ha dichiarato a Radio Cusano Campus Ferdinando Imposimato, presidente emerito della Corte di Cassazione e in passato a capo dell’indagine sulla ragazza. «Non tutti i documenti che stanno in Vaticano rappresentano la verità. I punti fermi in questa storia ci sono senz’altro e tutti portano al coinvolgimento di elementi interni alla Santa Sede» ha concluso il magistrato.
Le carte. Il dossier, come per altro rivela lo stesso Fittipaldi, non presenta timbri ufficiali che ne assicurino la veridicità, ma fanno parte del fascicolo trafugato dalla Cassaforte della Prefettura vaticana la notte tra il 29 e il 30 marzo 2014. Per la vicenda erano finiti sotto processo monsignor Balda e Francesca Chaouqui, allora membri della commissione Cosea. La somma del denaro uscito dalle casse della Santa Sede per il sostentamento dell’ Orlandi sarebbe stata ingente: 483 milioni di lire.
Il caso. I primi documenti del dossier risalirebbero a gennaio 1983, e ciò fa ipotizzare che ragazza fosse tenuta d’occhio dalle autorità pontificie molto prima della scomparsa, avvenuta il 22 giugno. Emanuela quel giorno era andata a lezione in piazza Sant’Apollinare, vicino a Palazzo Madama. All’uscita ha telefonato alla sorella dicendo di aver ricevuto un invito per promuovere alcuni prodotti cosmetici. Le ultime due persone ad averla vista sono state due compagne di corso.