Si voterà oggi pomeriggio alle 17 in Giunta al Senato sull’autorizzazione a procedere con il processo a Matteo Salvini per il caso della nave Gregoretti, quando si oppose allo sbarco dei 131 migranti a bordo. E l’ex ministro dell’Interno ha chiesto ai senatori leghisti di votare sì: un cambio di posizione netto rispetto a quanto dichiarato nei giorni scorsi.
Il leader della Lega vuole essere processato per chiarire una volta per tutte la sua posizione, ribadendo di aver agito per difendere i confini italiani e di non aver paura di finire in prigione. “Guareschi diceva che ci sono momenti in cui per arrivare alla libertà bisogna passare dalla prigione. Siamo pronti, sono pronto”, ha dichiarato a margine di un’iniziativa elettorale a Comacchio.
Sulla richiesta fatta da Salvini ai suoi senatori, il segretario del Pd Nicola Zingaretti commenta duramente ai microfoni di Rtl 102.5: “Sta usando un tema della giustizia per motivi politici e personali. Quella della Gregoretti è una vicenda soltanto giudiziaria, ma lui pretende l’impunità”. E aggiunge: “Salvini è garantista su sé stesso e giustizialista con gli avversari”.
Dello stesso pensiero anche Stefano Bonaccini, candidato Pd alle Regionali in Emilia-Romagna, che accusa Salvini di “fare la vittima” e di “portare sul piano nazionale qualsiasi cosa”.
La maggioranza di governo, che si riunirà alle 15 per decidere sul voto, sarebbe orientata ad astenersi, non presentandosi in Giunta. Lo scopo sarebbe togliere a Salvini l’alibi politico di una condanna che sfrutterebbe a suo favore nell’ultima settimana di campagna elettorale in vista delle elezioni regionali in Emilia-Romagna e in Calabria.
In caso di astensione, in Giunta dovrebbero essere in dieci: cinque senatori della Lega, quattro di Forza Italia e uno di Fratelli d’Italia, con questi ultimi che sarebbero orientati verso il no. In caso di un pareggio nelle votazioni la relazione del presidente della Giunta, Maurizio Gasparri, contro l’autorizzazione a procedere verrebbe cassata, rinviando tutto alla decisione definitiva dell’aula il prossimo 17 febbraio. Questo è lo scenario più probabile, a meno di cambiamenti poco prima del voto in Senato.