I carabinieri Massimiliano Colombo Labriola e Francesco Di Sano, imputati nel processo per i depistaggi sull’omicidio di Stefano Cucchi, morto nel 2009, si costituiranno parte civile nei confronti di altri due colleghi coimputati: Francesco Cavallo e Luciano Soligo. Lo hanno annunciato questa mattina in Tribunale a Roma, durante l’udienza sui depistaggi.
La motivazione, hanno spiegato i legali dei due carabinieri, sarebbe da ricercare nell’obbligo come militari di eseguire ordini arrivati dai superiori: il tenente colonnello, Cavallo e il tenente colonnello, Soligo. Per questo la decisione di costituirsi parte civile contro i due superiori gerarchici.
Secondo uno dei difensori di Labriola e Di Sano, intervenuto in aula, “l’ordine fu dato da chi, insistendo sulla modifica, sapeva qualcosa di più, costringendo gli altri a eseguirla. Loro hanno subito un danno d’immagine, come è successo per gli agenti della polizia penitenziaria”.
“Non sapevamo del pestaggio. Dopo i Cucchi, le vittime siamo noi. C’è stata una strana insistenza nel chiederci di eseguire quelle modifiche che all’epoca non capivamo. Oggi sappiamo tutto e per questo abbiamo deciso di costituirci parte civile. Non siamo nella stessa linea gerarchica, l’abbiamo subita, erano ordini”. Queste le parole, riferite dall’avvocato Giorgio Carta, di Colombo Labriola e Francesco Di Sano.
Soligo avrebbe ordinato a Di Sano di modificare l’annotazione di servizio. Cavallo avrebbe chiesto invece a Colombo Labriola di inviare i file word con tutte le modifiche effettuate.
“Se non avessero eseguito gli ordini sarebbero stati puniti con reato militare, che prevede la reclusione, per disobbedienza” ha aggiunto l’avvocato precisando che “Labriola non fu neppure informato quando Cucchi fu portato nella sua stazione”.
Per i depistaggi sono imputati il generale Alessandro Casarsa all’epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma, e altri 7 carabinieri, tra cui Lorenzo Sabatino, allora comandante del reparto operativo dei carabinieri di Roma. Gli otto carabinieri sono accusati a vario titolo e a seconda delle posizioni di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia.