Continua a essere incandescente la situazione delle carceri italiane, dopo le rivolte dei mesi scorsi per le normative anti-Covid. Solo ieri è stato reso noto che, in una rivolta scoppiata a inizio anno, un agente è stato “infilzato” allo zigomo con una penna da un detenuto al 41bis. Di ieri anche la notizia del suicidio di un assistente del capo coordinatore della casa circondariale di Padova. L’uomo aveva circa 50 anni ed era originario della provincia di Taranto. Per il Sindacato autonomo della polizia penitenziaria (Sappe) “è fondamentale e necessario comprendere e accertare quanto hanno eventualmente inciso le difficili condizioni dell’attività lavorativa nel tragico gesto estremo”. I suoi colleghi, intanto, hanno riferito che nessuno aveva percepito un eventuale disagio del collega suicida.
Sulla vicenda dell’accoltellamento dell’agente allo zigomo è intervenuto il vice segretario campano dell’Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria (Osapp) Luigi Castaldo. Per il vice segretario “ancora oggi, nonostante le violenze e i devastamenti, non è stato preso nessun provvedimento contro i diversi rivoltosi individuati”. Castaldo ha sottolineato poi anche i milioni di euro di danni e le gravi ripercussioni psicofisiche per gli operatori della polizia penitenziaria, sopraggiunti dal difficile periodo di restrizioni. L’episodio sarebbe avvenuto nella casa circondariale Bancali di Sassari. “Sulle chat – ha continuato il vice segretario campano del sindacato – impazzano le immagini di quei terribili giorni” che stanno creando “nell’opinione pubblica disgusto e senso di debolezza nei confronti di uno Stato che dovrebbe dimostrare tutt’altro”. Le richieste dell’organizzazione sindacale sono chiare: dotare gli agenti di taser e jammer, oltre a pene più severe per i rivoltosi.
Proprio per quanto concerne la diffusione di materiale video risalente al periodo delle rivolte nelle ultime 24 ore negli Istituti penitenziari della Regione Campania sono stati sequestrati molti telefoni cellulari. Il Sappe ha denunciato la diffusione di immagini dalle quali secondo il sindacato “trapela l’arroganza e la sicurezza dell’impunita di chi le produce senza alcuna remora”. Dallo studio delle immagini si è giunti, con un lavoro di intelligence, ad individuare la cella e l’Istituto dove erano state girate, ossia la sezione alta sicurezza della Casa circondariale di Avellino. Ieri, quindi, ben quattro cellulari, di cui uno smartphone e tre microapparecchi, sono stati sequestrati. Lo smartphone era nascosto in una confezione di cioccolatini mentre i tre microtelefonini ben nascosti, in un barattolo di pelati svuotato del liquido e contenente riso. Vi sono stati sequestri anche nella casa circondariale di Ariano Irpino. “Lì sono stati requisiti – sottolinea il segretario nazionale Sappe Emilio Fattorello – due telefonini e caricabatterie racchiusi in involucri, lanciati dall’esterno e caduti all’interno della struttura”.