L’emergenza Coronavirus crea non pochi problemi anche all’interno delle carceri italiane.
Più di 30 strutture in rivolta, 13 morti, oltre 70 evasi tornati tutti in carcere ad eccezione di 3 ancora in fuga ed ingenti danni alle strutture. È questo il bilancio degli ultimi giorni in cui i carcerati di tutta Italia hanno protestato a causa del sovraffollamento degli istituti che potrebbe diventare un mix letale se legato al Covid-19.
Dopo giorni di rivolte, è arrivato il decreto “Cura Italia”, con norme riguardanti anche le carceri e i detenuti. All’articolo 119 il dl stabilisce che la pena è eseguita “presso l’abitazione del condannato” se non è superiore a 18 mesi. Al contrario se la pena è superiore a 6 mesi sarà applicato il braccialetto elettronico. Sono esclusi dal beneficio “delinquenti abituali, professionali o per tendenza”, quelli coinvolti nelle rivolte dei giorni scorsi, i condannati per stalking e reati gravi. L’articolo 120 estende inoltre fino al 30 giugno le licenze a chi si trova in regime di semilibertà.
Il decreto ha però causato non poche polemiche. Prima tra tutte quella della Lega che ritiene che le norme siano “un indulto mascherato che premia i rivoltosi”. Contrari anche i sindacati di polizia, che parlano di “rabbia e voglia di dimissioni” tra gli agenti penitenziari.
Alcuni magistrati segnalano il problema tecnico di dove mandare i detenuti senza casa. Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ha parlato di “scelta molto grave, soprattutto dopo le rivolte in atto”, sottolineando che se si facesse così aumenterebbero “i pericoli per i cittadini”.
La maggioranza invece difende la misura. Il responsabile giustizia del Pd, Walter Verini, ricorda che “il sovraffollamento carcerario è oltre i limiti della sicurezza come si è visto nei drammatici giorni delle rivolte. Per questo va affrontato con la necessaria determinazione”.
Anche il Garante dei diritti delle persone private di libertà personale del Comune di Milano, Francesco Maisto, è d’accordo con il provvedimento e in un comunicato pubblicato sul sito dell’Ordine degli avvocati di Milano ha dichiarato la necessità di “provvedimenti normativi deflattivi di immediata applicazione e tali da non richiedere il vaglio della Magistratura di Sorveglianza che già ora, per le condizioni dei propri uffici, non sarebbe in grado di poterli applicare in tempi ragionevoli ed adeguati alla diffusione del virus”.
Ad oggi sono in tutto 10 i detenuti positivi al Coronavirus. Uno di loro è un detenuto del carcere di Voghera ed è ora ricoverato nell’ospedale della stessa cittadina, mentre i suoi compagni di cella sono stati posti in quarantena, come prevedono le disposizioni. Solo due dei reclusi positivi sono in isolamento in carcere, gli altri sono tutti ricoverati in ospedale.