Un decreto legge contro i mafiosi scarcerati per l’emergenza sanitaria del coronovirus. Dal 41bis al salotto di casa, i 376 boss affiliati alle cosche mafiose sono al centro di un contenzioso inter-giudiziario che travolge il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Il guardasigilli cerca ora di sedare le polemiche che lo vedono coinvolto in uno scambio di battute – amare – con l’ex pm del processo sulla trattativa Stato-mafia e attuale consigliere del Csm, Nino Di Matteo. “È infondato il collegamento tra le scarcerazioni e la mancata nomina nel 2018 dell’allora pm antimafia Nino Di Matteo a capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria”, sentenzia il guardasigilli durante il Question time al Senato.
Perché, semplicemente, secondo Bonafede non c’erano i presupposti con Di Matteo per realizzare la collaborazione tra i due. La pensa diversamente il magistrato che domenica, a furor di telecamere, è intervenuto in diretta al programma “Non è l’Arena” denunciando come la sua nomina sarebbe tramontata a causa di presunte pressioni sullo stesso ministro da parte dei clan mafiosi. Il condizionale è d’obbligo perché la vicenda assume i contorni di un thriller che ruota attorno a promesse mancate e disattese tra Bonafede e Di Matteo.
Ma continuano a essere giornate difficili e intense in Via Arenula. Poiché si è nella Fase 2 della pandemia, con i contagi e morti calati, anche le misure d’emergenza possono essere attenuate: Bonafede per questo vuole fare un passo indietro e riportare dentro gli istituti penitenziari i boss che sono tornati nei loro feudi con il decreto del 18 marzo. Tra questi, spiccano i nomi di Pasquale Zagaria, legato al clan dei Casalesi, Francesco Bonura, imprenditore mafioso palermitano e Vincenzo Iannazzo della ‘Ndrangheta.
Da nord a sud, i detenuti malati oppure over 70 sono passati ai domiciliari, secondo la circolare inviata il 21 marzo dal Dap. Bonafede va all’attacco e al Question time di oggi ha affermato come sia “in cantiere il progetto di un decreto legge che permetterà al magistrato di sorveglianza la rivalutazione delle misure già concesse al mutare del quadro sanitario di riferimento nella fase 2 dell’emergenza Coronavirus”. E ha poi sottolineato: “Le scarcerazioni dei detenuti per l’emergenza sanitaria sono frutto di decisioni di magistrati che hanno applicato leggi previgenti che nessuno aveva mai modificato fino al decreto legge del governo approvato la scorsa settimana, con il quale si stabilisce che è obbligatorio il parere della Direzione nazionale antimafia e delle Direzioni distrettuali antimafia”.
Ma le rassicurazioni del guardasigilli non bastano e c’è già chi pensa di esautorarlo. La Lega ha presentato una mozione di sfiducia nei suoi confronti. Ad annunciarlo è la senatrice Giulia Bongiorno, che ritiene inadeguato al ruolo di ministro delle Giustizia.