BIELLA – Un giro di droga che avrebbe coinvolto anche il personale della polizia penitenziaria. È quanto emerge dall’attività delle forze dell’ordine – coordinate dalla procura della città – che ha visto l’esecuzione di 56 ordinanze cautelari emesse nell’ambito dell’inchiesta che ha coinvolto la casa circondariale di Biella.
Dalle indagini, che non si fermano alla sola Biella ma stanno interessando anche altri comuni del Piemonte, della Lombardia e di altre regioni, emerge che le 56 persone coinvolte nel traffico di stupefacenti, tra cui spiccano i nomi di alcuni agenti della penitenziaria, sono accusati anche di corruzione e di aver agevolato l’ingresso di telefonini nella struttura, strumenti attraverso cui i detenuti avrebbero potuto continuare a gestire dal carcere lo spaccio all’esterno. Non è la prima volta che il carcere di Biella desta l’attenzione della magistratura. A marzo erano stati sospesi dal servizio 23 agenti per il reato di tortura di Stato, commesso all’interno del carcere nei confronti di tre detenuti.
L’inchiesta della Procura, partita da una comunicazione del 3 agosto 2022, aveva rilevato “veri e propri atti di violenza” e almeno in altre due occasioni in cui alcuni detenuti erano stati maltrattati, picchiati e presi a manganellate. Tuttavia nel giugno dello stesso anno, il Tribunale del Riesame aveva cambiato la propria posizione iniziale e dato un’interpretazione diversa del reato da configurare per quegli episodi, identificandolo come “abuso di autorità” a causa di metodi “anacronistici, rudimentali e spicci” per mantenere l’ordine, ma non configurandolo all’interno del reato di tortura. Un ennesimo scandalo si era inoltre verificato durante la pandemia, quando 51 dipendenti della casa circondariale vennero indagati per aver approfittato di una corsia preferenziale per l’esecuzione dei tamponi durante le fasi più acute del Covid.